Venezia 77: fuori concorso Assandira, il nuovo film di Salvatore Mereu interpretato da Gavino Ledda
Dopo il successo di Ballo a tre passi (2003) e Bellas Mariposas (2010), Salvatore Mereu torna alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per presentare, fuori concorso, il suo nuovo film: Assandira.
Il film è liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Giulio Angioni (edito da Sellerio) ed è interpretato da Gavino Ledda, Anna König, Marco Zucca, Corrado Giannetti e Samuele Mei. Prodotto da Elisabetta Soddu e Salvatore Mereu è una produzione Viacolvento con Rai Cinema.
Questa la trama: Zuppo d’acqua fin dentro alle ossa, Costantino si avvita sul pagliaio come un vecchio legno restituito alla terra dal mare in burrasca. La pioggia torrenziale ha appena finito di spegnere il fuoco che si è mangiato in una notte sola l’agriturismo in mezzo al bosco, Assandira. Ma la pioggia non ha spento il dolore, il rimorso bruciante per il figlio che è morto in mezzo alle fiamme e che non è riuscito a salvare. All’alba, i primi ad arrivare sono i carabinieri e il giovane magistrato: Costantino prova a raccontare loro cosa è successo in quell’ultima notte, a spiegare come tutto è cominciato…
"La domanda è sempre la stessa: perché si vuole raccontare una certa storia?" Afferma il regista Salvatore Mereu nelle note di regia "Si presuppone che le motivazioni debbano essere forti se per raccontarla al cinema si decide di prendere sulle spalle anche l’onere della produzione. In quasi tutte le storie, anche quando sono raccontate da altri, si può trovare traccia di se stessi. Quante volte leggendo un libro, vedendo un film, ascoltando un racconto, essendo testimoni involontari di un fatto, abbiamo avuto la sensazione di averlo vissuto, o di averlo pensato? E partire da sé, anche quando sono gli altri a fornirci il pretesto, è sempre il modo più sicuro per raggiungere l’obbiettivo. Qualche anno fa, leggendo Assandira di Giulio Angioni, ho avuto la stessa sensazione. Provavo un sentimento di frustrazione e di indignazione nei confronti della rappresentazione di quel mondo a cui appartengo, quello della Sardegna rurale, massacrato dall’industria turistica, dall’idea che in nome del guadagno facile si possa passare sopra tutto, anche sopra la dignità delle persone. Questa è stata la molla iniziale che mi ha spinto a intraprendere questa avventura. Ma in Assandira questo non è che l’aspetto esteriore. La parte, per così dire, sociologica. In una storia non manca mai una parte nascosta che può attenere al nostro privato, più di quanto noi stessi non siamo disposti ad ammettere, che ci attrae ancora di più perché raccontarla ci aiuta a fare ordine dentro noi stessi. Ammettere questo significa anche avere la massima considerazione dello spettatore che non tratteremo più come un estraneo a cui rifilare un paio d’ore di semplice intrattenimento ma come qualcuno da eleggere all’ascolto del nostro privato. Assandira è un percorso nella conoscenza della natura umana, un tentativo di esplorazione dei sentimenti più reconditi, silenti, e che se anche tenuti a bada finiscono però per muovere le cose e gli uomini. Chi sono davvero Mario e Grete, cosa li lega così profondamente, nonostante le loro apparenze? È davvero Grete a dominare Mario o è il contrario? E Costantino è solo il buon selvaggio utilizzato come un fenomeno da baraccone per compiacere i turisti? Nei suoi ricordi i fatti si affastellano, si confondono, fino a perdere la loro linearità. È il testimone oculare di quanto è accaduto che parla o l’uomo pervaso dal senso di colpa? Non lo sapremo mai. Sappiamo però che la natura umana è la più grande risorsa per raccontare una storia, anche a dispetto dell’intreccio, che è un vecchio arnese nel quale si può solo inciampare."
Ecco una clip dal film: