The Passengers: a Ravenna la prima proiezione del docufilm di Tommaso Valente e Christian Poli che racconta l'avventura di Housing First
Esce in sala The Passengers, il docufilm di Tommaso Valente e Christian Poli che racconta la splendida avventura di Housing First, un’Associazione che punta sull’abitare sociale come via per il reinserimento di persone in situazione di estremo disagio, sia esso psichico, economico o dettato da diverse dipendenze. The Passengers è la storia di questo sogno e di quelle persone ancora alla ricerca di un posto nel mondo, viandanti segnati da storie dolorose che cercano un punto da cui ripartire: la casa. Al centro della loro storia e della filosofia di Housing First la convinzione della centralità dell’abitare sociale. E’ infatti proprio nel racconto di convivenze spesso conflittuali e nell’evocazione di tortuosi percorsi di vita che nel film emerge il senso di una via possibile per cogliere un'opportunità di riscatto.
Tre i piani su cui è costruito questo racconto che è innanzitutto di persone: il piano della vita vissuta, del cinema del reale; quello più intimo e raccolto della narrazione personale; e quello dell’animazione che fa da contrappunto e regala la lievità di uno sguardo dall’alto.
Il film sarà in anteprima nazionale dal 25 febbraio al 3 marzo (ore 20:30) al Cinema City di Ravenna CINEMA CITY Ravenna: il 25 saranno in sala a presentare il film regista e cast. Così come saranno in sala anche il 28 marzo alle 21.00 al Cinema Europa di Faenza. Dopo di che il film partirà per un tour che lo porterà nelle sale di alcune delle principali città italiane.
Questa la trama: Il territorio di Ravenna, sospeso tra la sua storia secolare e il recente sviluppo industriale, è una terra di conflitti e paesaggi rarefatti. È qui che si sviluppa l’azione di “Housing First” e The Passengers racconta le vicende di questi “viandanti senza meta” che trovano nelle abitazioni in cui convivono un punto di ripartenza per i propri cammini.
Ogni casa vive quindi di molteplici piani di narrazione e di molteplici storie, da quella dell’appartamento stesso, in cui esplodono e si risolvono i conflitti quotidiani della convivenza, a quelle singole di ogni partecipante al progetto. Storie spesso dolorose, di sconfitte, perdite, cadute negli abissi di alcol e droga; ma anche storie di riscatto, nei percorsi che ognuno dei protagonisti della serie intraprende per trovare la propria via nel lavoro e nelle relazioni. I toni del racconto sono, di conseguenza, a volte accesi, nel racconto di situazioni di coabitazione che rischiano una deriva drammatica, altre volte concilianti, quando il conflitto si stempera e la possibilità di una vita in comune, e di un parallelo reinserimento sociale, diventa possibile.
A fare da contrappunto a questa “narrazione al presente” dei vari personaggi, tutta raccontata con un asciutto sguardo documentaristico, ci sono le backstory di ognuno di loro, i punti di partenza traumatici che li hanno portati fin qui. Illustrate da animazioni evocative, le voci dei protagonisti riportano a matrimoni falliti, a crisi aziendali in cui si è perso tutto, a maltrattamenti subiti in famiglia e a migrazioni da paesi del terzo mondo. Queste storie sono substrati psicologici di ogni partecipante al progetto, ma risultano essere anche le travi narrative che reggono la struttura drammaturgica della serie: l’ineluttabilità del peso di quei vissuti è infatti, da un lato, un macigno difficile da portare, ma, dall’altro è il generatore delle passioni, dei sogni e delle speranze che si scontrano con la quotidianità e con la difficile convivenza con gli altri ospiti di “Housing First”.
È così che negli appartamenti di Housing First si ama, si muore, si cresce, si vive, si impara, si litiga; i protagonisti delle nostre storie vincono e perdono, si aiutano e si ostacolano, si cercano e si allontanano proprio come accade in ogni contesto della società, solo che la loro particolare condizione rende ogni sentimento, ogni momento, ogni passaggio più evidente e l’intrecciarsi delle loro vicissitudini, la loro immediata concretezza in quanto immersi perennemente in una condizione di difficoltà, vuole toccare un nervo scoperto dello spettatore, fino a farci interrogare se questa via, che supera il mero assistenzialismo in un’ottica di responsabilizzazione degli ospiti, sia o meno quella giusta.
Secondo i registi "L'intenzione di The Passengers è quella di restituire l’umanità insita in storie che spesso vengono narrate con il registro della pietà. L’idea si sviluppa tramite un doppio binario: quello diretto tipico del cinema del reale, legato in primis alle relazioni tra i protagonisti, e quello più costruito del loro racconto intimo. La camera a spalla e un montaggio nervoso, che mescola interviste e sguardi in macchina con momenti di osservazione, sono dettati dalla priorità di catturare l’immediatezza delle vite negli appartamenti, ma parallelamente la narrazione si apre ad inserti realizzati in studio con varie tecniche di animazione. Questi momenti accompagnano i monologhi scritti con i protagonisti del film, che hanno scelto come raccontare la propria intimità. Questo crea un contrappunto anche lirico con cui avvicinarsi ad un livello diverso dei personaggi. Il risultato che ci prefiggiamo è quello di restituire in maniera originale uno spaccato della società per nulla marginale."