La mano invisibile: al cinema lo show del precariato nell'opera prima di David Macián

Dopo la presentazione alle giornate del cinema d’essai FICE di Mantova, La mano invisible, opera prima di David Macián sarà protagonista di un’uscita in sala con 10 copie, dal 23 novembre a Roma, Milano, Perugia, Torino, Cagliari, Reggio Calabria...

Il film, tratta senza mezzi termini il precariato e quelle condizioni/dinamiche lavorative che tendono a sfruttare il prossimo e a umiliare la
dignità delle persone. Con un ottimo gioco di prestigio narrativo, risponde alla necessità di denunciare la progressiva disumanità che ormai sta dilagando nell’attuale mercato del lavoro, invocando lo spettatore a non guardare dall’altra parte. 

Questa la trama: In un capannone industriale, 11 persone vengono contrattate per fare il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono. Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie... Opera d’arte, reality show, macabro esperimento? I partecipanti non sanno cos’hanno di fronte, nè di chi sia la mano che muove i fili di questo perverso teatrino, mordente parabola sulla precarietà del lavoro, di bruciante attualità. 

"I lavori mostrati nel film perdono di dignità" afferma David Macián, "risultano completamente improduttivi; in qualche maniera riflettono la reale sovrapproduzione e al tempo stesso c’è un modo di lavorare che non ti fa capire perchè tu lo stia facendo; il ruolo dello sguardo è misurato in forma di show, in qualche modo il pubblico viene messo davanti ad una sorta di circo e diventa più selvaggio man mano che i “lavoratori” smettono di fare ciò che stanno facendo. C’è un film a cui mi sono ispirato ed è quello di Sidney Pollack, forse i cinefili lo ricorderanno, They Shoot Horses, Don’t They?… Vi è un concorso di ballo, durante la depressione americana, in cui vince chi balla di più; e si balla per giorni e giorni, e si creano delle dinamiche di competizione ed assurdità presenti anche nel mio film."

Il regista è stato ispirato dall'omonimo romanzo di Isaac Rosa che rispecchiava esattamente quanto volesse raccontare in un film, anche se ha scelto uno stile narrativo differente per trattare gli stessi argomenti. "il libro – che conta circa 400 pagine – è molto diverso dal film; è prettamente saggistisco, non ha una narrazione vera e propria, tanto da fissarsi anche per più di 20 pagine raccontando di come il muratore crei e distrugga il suo muro; io, invece, ho voluto trovare una linea drammatica che ho poi sviluppato nel film. Ad esempio i momenti di casting non erano presenti nel romanzo. Ho scelto gli attori prediligendo facce semi-sconosciute, contrariamente a quanto succede normalmente; anche la produzione stessa potrei definirla sperimentale, di forma cooperativa, per cui ho condiviso con gli attori ed i tecnici – una cinquantina di persone – le scelte produttive più importanti."

In economia il concetto di mano invisibile allude alla supposta capacità autoregolatrice del mercato. Secondo Adam Smith, una società libera genera una serie di meccanismi, dalla competenza all’empatia, che garantiscono un’equa distribuzione della ricchezza e del benessere sociale. Il film presenta esattamente lo scenario contrario: l’impoverimento di un contesto lavorativo a causa di meccanismi invisibili di disumanizzazione e di precariato. "La mano invisible del titolo, lo avrete capito, si rifà in parte alla famosa metafora di Adam Smith, ma c’è sicuramente una seconda lettura, nel libro come nel film, secondo cui siamo davanti a dei lavoratori invisibili che hanno perso la loro coscienza di classe, la loro dignità."

La qualità del film sull’argomento è confermata dalla sua selezione, lo scorso 28 giugno, per l’evento WOMEN’S STRUGGLE IN THE LABOUR MARKET, svoltosi presso il Parlamento Europeo di Bruxelles. In Spagna, pur uscendo la scorsa primavera in pochissime copie, è divenuto rapidamente un film di culto, segnalato dalla rivista Fotogramas come uno dei 10 film da non perdere della stagione.