Karlovy Vary International Film Festival 2018: giorno 1
Un omaggio a Milos Forman con la presentazione della copia restaurata di Gli amori di una bionda e un intervento sensibile con alcuni risvolti divertenti dell’omaggiato Tim Robbins hanno dato il via al 53rd Karlovy Vary International Film Festival. E subito i due primi film in concorso nella sezione ufficiale. Ambedue imperniati sui dilemmi, il malessere e la solitudine di due adolescenti: Leo in Canada, Iva in Slovenia.
Protagonista di La disparition des lucioles (La scomparsa delle lucciole), terzo film del quarantacinquenne canadese Sébastien Pilote, è Leonie, una ragazza nell’anno della preparazione della maturità. Vive in provincia con la madre che ha un nuovo compagno che lei odia perché ritiene responsabile della perdita del lavoro di suo padre che in seguito è stato costretto a trovarsi un’occupazione su una piattaforma petrolifera. Il patrigno è noto alla comunità per le sue trasmissioni radio sui vecchi tempi e per il suo perbenismo. Scontrosa e ribelle, Leo è anche volubile. Tutte le scelte hanno una breve durata fino a quando conosce un quarantenne che da lezioni di chitarra. Si presenta come allieva e diventano amici. Nel frattempo la visita del padre biologico la riempie di gioia, ma il patrigno le dice che suo padre non è esattamente quello che lei crede. Turbata ne parla col genitore che sdrammatizza la vicenda. Confermata nelle sue convinzioni, l’adolescente ha la sensazione di aver superato i dilemmi familiari che l’affliggevano.
Interpretato da Karelle Tremblay, il film dura 96 minuti e il titolo s’ispira a una frase di Pasolini a proposito del nuovo fascismo in Italia. L’atmosfera ricorda quella del romanzo di Don De Lillo Rumore bianco dove incontrare conoscenti al centro commerciale sembrava il massimo godimento della vita di provincia. Nell’insieme uno sguardo impotente sulle famiglie separate e sulle conseguenze su un’adolescente irresoluta e sensibile.
Diciassette anni ha Iva, (Doroteja Nadrah), la protagonista di Zgodovina ljubezni (Storia d’amore), secondo film della quarantenne slovena Sonja Prosenc. Riprendendo il tema del rapporto a tre, alla base del suo premiato film L’albero, questa volta mette in scena i turbamenti di una ragazza che non riesce a superare l’afflizione per la morte della madre, perita in un incidente. E c’è un segreto che diventa un sospetto e poi una verità: sua madre, cantante lirica, aveva una relazione col direttore d’orchestra che è anche il suo compagno. Il film, pieno di sguardi e di silenzi, si apre con la ragazza in piscina, tuffatrice che si procura una lieve ferita al mento, e col fratello, nuotatore provetto, che la medica. Poi il racconto lascia spazio a un susseguirsi di immagini che riprendono ambienti naturali: il bosco, il fiume, e riflettono emozioni e sentimenti. E un ruolo importante hanno anche musica e fotografia che sopperiscono al racconto fino alla drammatizzazione finale dove fratello, sorella e direttore d’orchestra fatalmente si scontrano. Prodotto da Slovenia, Italia e Norvegia, il film dura 105 minuti. Gli attori: Kristoffer Joner, Zita Fusco, Matej Zemljic, Florjanc Lukan, Matija Vasti.
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