Ho visto questo film “quasi” per caso, ovvero stimolata dalla promozione di una nota compagnia telefonica, e meno male, perché se no probabilmente me lo sarei lasciato sfuggire. Invece merita. Merita vedere per quasi 90 minuti il faccione di Jafar Panahi in primo piano. All’inizio ti domandi se tutto il film sarà così… poi non ci fai più caso. Anzi, ti ci abitui. Lo aspetti. Quello a cui non riuscirai ad abituarti saranno invece i discorsi dei clienti che si susseguono a bordo del suo Taxi. Attraverso gli occhi di persone comuni infatti, vengono descritte le realtà di una società dove al notiziario della sera si parla delle esecuzioni di morte in pubblica piazza, con la frequenza con cui da noi si parla dell’andamento del PIL... tanto per fare un esempio. Ed è attraverso gli occhi di una bambina di 10 anni, la nipotina del regista, che passa la denuncia per l’estrema censura che vige nei paesi iraniani, che ha costretto Panahi stesso e altri registi al carcere per aver prodotto film contro i dettami del regime del suo Paese. Film diverso dal solito che consiglio senz’altro di vedere, permeato più di contenuti che di super effetti speciali una volta tanto, con una semplicità che conquista.
Recensioni
Taxi Teheran (2015)
9 Dicembre 2015 17:14
rutilante
5,0 (su 6 voti)
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