Quando si vede un film come questo dal palese intento di rappresentare la realtà così come si ritrova nella vita di persone o nelle strade o nelle case di una metropoli in periferie segnate da tragedie e destini infami, allora la definizione di docufilm, per poterne parlare , è restrittiva e limitante. Questo film di Ferrente è un vero film realistico dal linguaggio crudo e diretto come il miglior realismo italiano ha saputo fare nel cinema. Quindi è doveroso sottolineare lo sforzo del regista di rapportarsi alla comunicazione con i giovani e giovanissimi. Dunque la proposta cinematografica , si adegua a tale sforzo. In tal senso si comprende la scelta di utilizzare un cell come strumento di ripresa video e addirittura girare tutto il film o quasi con la modalità selfie che viene ormai ampiamente usata da tutti , per rappresentarsi ma in particolare dai giovanissimi. Quindi un plauso alla scelta del regista , che pur esiste nel film con la scelta di adottare un linguaggio visivo adeguato alla cultura contemporanea . Intanto il regista è presente anche nella resa finale del film pur se in forma differente dalla regia tradizionale. Infatti gli stessi protagonisti diventano attori e registi del film anzi nei dialoghi si auto definiscono registi ,fanno i registi, si chiamano tra loro, registi , come un nomignolo , uno sfottò , trattandosi di ragazzi di quartieri e rioni popolari in cui tra malavita, devianza e descolarizzazione , il mestiere di regia cinematografica è un sogno sconosciuto. Tuttavia Agostino Ferrente, Regista , decide di regalare l’opportunità proprio di essere registi o meglio , filmaker a due giovani ancora minorenni ma con una storia di vita sulle spalle, opportunità subito presa e interpretata come una possibilità di riscatto addirittura come alternativa a una possibile vita lontana dalla presenza e connivenza malavitosa, Creatività ,impegno, questo film potrebbe indicare per queste generazioni senza grandi speranze una via da percorrere , una scelta di vita migliore a dispetto dei quartieri di nascita dove le ragazze intervistate parlano di rassegnazione a destini infausti loro segnati per una sorte avversa. Ma i due protagonisti amici fraterni compari nella buona e cattiva sorte hanno una missione, con i loro selfie vogliono ricordare un terzo amico loro coetaneo, il Davide, noto caso di cronaca ,ragazzo innocente ucciso per errore dalle forze dell’ordine . Ancora un destino infame a cui i due protagonisti attraverso i selfie si ribellano interpretando se stessi ma anche tutti altri, tutti uniti da una sola condizione di subalterna possibilità di una vita migliore. Un film che si distingue dagli altri per il taglio realista e di impietoso verismo , forse importante esperienza per il futuro cinema italiano di impegno nel sociale. (mauridal)
Recensioni
Selfie (2019)
9 Giugno 2019 06:21
mauridalfilm
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Accedi per votare!Selfie un film di Agostino Ferrente
Quando si vede un film come questo dal palese intento di rappresentare la realtà così come si ritrova nella vita di persone o nelle strade o nelle case di una metropoli in periferie segnate da tragedie e destini infami, allora la definizione di docufilm, per poterne parlare , è restrittiva e limitante. Questo film di Ferrente è un vero film realistico dal linguaggio crudo e diretto come il miglior realismo italiano ha saputo fare nel cinema. Quindi è doveroso sottolineare lo sforzo del regista di rapportarsi alla comunicazione con i giovani e giovanissimi. Dunque la proposta cinematografica , si adegua a tale sforzo. In tal senso si comprende la scelta di utilizzare un cell come strumento di ripresa video e addirittura girare tutto il film o quasi con la modalità selfie che viene ormai ampiamente usata da tutti , per rappresentarsi ma in particolare dai giovanissimi. Quindi un plauso alla scelta del regista , che pur esiste nel film con la scelta di adottare un linguaggio visivo adeguato alla cultura contemporanea . Intanto il regista è presente anche nella resa finale del film pur se in forma differente dalla regia tradizionale. Infatti gli stessi protagonisti diventano attori e registi del film anzi nei dialoghi si auto definiscono registi ,fanno i registi, si chiamano tra loro, registi , come un nomignolo , uno sfottò , trattandosi di ragazzi di quartieri e rioni popolari in cui tra malavita, devianza e descolarizzazione , il mestiere di regia cinematografica è un sogno sconosciuto. Tuttavia Agostino Ferrente, Regista , decide di regalare l’opportunità proprio di essere registi o meglio , filmaker a due giovani ancora minorenni ma con una storia di vita sulle spalle, opportunità subito presa e interpretata come una possibilità di riscatto addirittura come alternativa a una possibile vita lontana dalla presenza e connivenza malavitosa, Creatività ,impegno, questo film potrebbe indicare per queste generazioni senza grandi speranze una via da percorrere , una scelta di vita migliore a dispetto dei quartieri di nascita dove le ragazze intervistate parlano di rassegnazione a destini infausti loro segnati per una sorte avversa. Ma i due protagonisti amici fraterni compari nella buona e cattiva sorte hanno una missione, con i loro selfie vogliono ricordare un terzo amico loro coetaneo, il Davide, noto caso di cronaca ,ragazzo innocente ucciso per errore dalle forze dell’ordine . Ancora un destino infame a cui i due protagonisti attraverso i selfie si ribellano interpretando se stessi ma anche tutti altri, tutti uniti da una sola condizione di subalterna possibilità di una vita migliore. Un film che si distingue dagli altri per il taglio realista e di impietoso verismo , forse importante esperienza per il futuro cinema italiano di impegno nel sociale. (mauridal)