Ci sono film che, per prenderti e coinvolgerti, hanno bisogno di grandi storie, mille personaggi, scene di massa e magari effetti speciali. Ce ne sono altri, come questo, che raccontano una piccola storia semplice, fatta di quotidianità, mettendo insieme pezzetti di poesia. Raccontare la morte attraverso la vita è cosa a cui Uberto Pasolini non è nuovo e chi ha visto "Still life" lo sa. Farlo con la grazia con cui lo fa lui, senza pesantezza, commuovendo al livello più profondo eppure facendo anche sorridere, è un dono raro. Quanta tenerezza nella storia di questi due esseri umani, un padre e il suo bambino, legati come una cosa sola, sempre vicini, sempre attaccati, mano nella mano, occhi negli occhi. Quanta delicatezza nel far capire cos’è la morte ad un bambino di 4 anni, occhioni sgranati, interrogativi, mai impauriti.
E allo stesso modo, ci sono attori che non hanno bisogno di niente per far capire di cosa sono fatti. Nelle parole di Uberto Pasolini, James Norton dà “feelings without performance”, perché, anche se in pochi per ora lo conoscono, lo sa fare meravigliosamente bene. Nel suo ritratto di uomo quieto, Norton non ha bisogno di agitarsi, di piangere, di fare scene madri, non ha bisogno di nient’altro che dei suoi occhi per esprimere tutto ciò che gli passa dentro: tristezza, disperazione, dubbi, speranza, dolcezza infinita ed infinito amore. E' un nuovo tipo di recitazione, un nuovo tipo di attore che mostra poco esprimendo tantissimo, chissà che qualcuno finalmente si accorga di lui.
"Nowhere special" è un film raffinato, dolce e poetico, struggente senza essere straziante, che non sbrodola dolore, ma che racconta la vita così com'è, con piccoli gesti quotidiani. Si piange? Sì, con discrezione, ma si sorride anche. E alla fine del film, per quanto incredibile possa sembrare, ci si sente meglio.
P.S. Siete un sito di cinema, scrivete le informazioni corrette: la location è Belfast. Certo, pur sempre UK, ma meglio se Irlanda del Nord.
Recensioni
Nowhere Special (2020)
6 Dicembre 2021 19:07
iretos
0,0 (su 0 voti)
Accedi per votare!Ci sono film che, per prenderti e coinvolgerti, hanno bisogno di grandi storie, mille personaggi, scene di massa e magari effetti speciali. Ce ne sono altri, come questo, che raccontano una piccola storia semplice, fatta di quotidianità, mettendo insieme pezzetti di poesia. Raccontare la morte attraverso la vita è cosa a cui Uberto Pasolini non è nuovo e chi ha visto "Still life" lo sa. Farlo con la grazia con cui lo fa lui, senza pesantezza, commuovendo al livello più profondo eppure facendo anche sorridere, è un dono raro. Quanta tenerezza nella storia di questi due esseri umani, un padre e il suo bambino, legati come una cosa sola, sempre vicini, sempre attaccati, mano nella mano, occhi negli occhi. Quanta delicatezza nel far capire cos’è la morte ad un bambino di 4 anni, occhioni sgranati, interrogativi, mai impauriti.
E allo stesso modo, ci sono attori che non hanno bisogno di niente per far capire di cosa sono fatti. Nelle parole di Uberto Pasolini, James Norton dà “feelings without performance”, perché, anche se in pochi per ora lo conoscono, lo sa fare meravigliosamente bene. Nel suo ritratto di uomo quieto, Norton non ha bisogno di agitarsi, di piangere, di fare scene madri, non ha bisogno di nient’altro che dei suoi occhi per esprimere tutto ciò che gli passa dentro: tristezza, disperazione, dubbi, speranza, dolcezza infinita ed infinito amore. E' un nuovo tipo di recitazione, un nuovo tipo di attore che mostra poco esprimendo tantissimo, chissà che qualcuno finalmente si accorga di lui.
"Nowhere special" è un film raffinato, dolce e poetico, struggente senza essere straziante, che non sbrodola dolore, ma che racconta la vita così com'è, con piccoli gesti quotidiani. Si piange? Sì, con discrezione, ma si sorride anche. E alla fine del film, per quanto incredibile possa sembrare, ci si sente meglio.
P.S. Siete un sito di cinema, scrivete le informazioni corrette: la location è Belfast. Certo, pur sempre UK, ma meglio se Irlanda del Nord.