3 Maggio 2018    18:26

flyanto1

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"Wajib - Invito al Matrimonio" della regista Annemarie Jacir racconta, appunto,  l'usanza palestinese dello 'Wajib' di portare  personalmente nelle case degli invitati la partecipazione di nozze con  relativo invito. Ed è quello che in due giornate fanno in occasione del matrimonio della figlia/sorella un padre ed un figlio ritornato a Nazareth dall'Italia dove è emigrato. Questa sarà per loro anche, se non  soprattutto,  l'occasione per confrontarsi, litigare e riappacificarsi, accettandosi reciprocamente, pur avendo entrambi, per generazione differente,  mentalità diverse.

Candidato meritatamente quest'anno all'Oscar come miglior film straniero, "Wajib - Invito al Matrimonio" riesce bene a  rappresentare la situazione di disagio nonchè di insofferenza nei confronti degli israeliani da parte dei palestinesi cristiani residenti a Nazareth oltre, come sopra già accennato, la diversa concezione di vita e di idee dei due protagonisti, padre e figlio. Di generazione differente, con esperienze di vita diverse si evince,  infatti,  sin dall'inizio del film l'opposta concezione dei due uomini in questione: il padre, palestinese, ormai anziano, stimato professore ormai  in pensione, con un'educazione tradizionale e pertanto assai legato ancora alla propria Terra d'origine, Israele, di cui non approva certamente la situazione politica e svariate situazioni in generale  ma che egli riesce  ben a sopportare proprio grazie a questo amore immenso e profondo che lo lega ad essa;  il figlio, architetto, anch'egli palestinese, appartenente ovviamente alla generazione più giovane  e dunque più insofferente e ribelle alla situazione politica e sociale  sancita dagli Israeliani nella sua Terra d'origine,  che preferisce  vivere in esilio in un paese straniero,  l'Italia appunto. Due ritratti mirabili di uomini che, pur mantenendo ognuno la propria ideologia,   alla fine, però,  riescono ad incontrarsi ed a superare ogni avversità perchè in fondo appartenenti alla stessa famiglia. allo stesso ceppo come anche alla stessa amata/odiata Terra d'origine. Delicato, sensibile, profondo questa pellicola riesce bene ed anche in maniera originale  con un contesto privato a rappresentare il conflitto esistente tra Palestinesi ed Israeliani, consegnando allo spettatore un'opera veramente poetica ed unica su cui anche riflettere ed emozionarsi.

Del tutto consigliabile.