1 Ottobre 2018    19:09

flyanto1

0,0   (su 0 voti)

Accedi per votare!

“Una Storia Senza Nome” del regista Roberto Andò è il titolo che viene dato al copione di un film in cui vengono narrati gli eventi che ruotano intorno al furto (realmente accaduto nel 1969) di un dipinto del Caravaggio in una Chiesa a Palermo da parte della Mafia locale e poi misteriosamente scomparso. Colui, anzi colei, che scrive tali copioni cinematografici di successo è in realtà la segretaria (Micaela Ramazzotti) di una casa di produzione la quale, in pratica, si sostituisce , senza però firmarsi, al vero sceneggiatore (Alessandro Gassman), da tempo in crisi creativa. Essendo la donna stata avvicinata da un misterioso signore anziano (la cui identità verrà svelata alla fine) che le ha rivelato il caso del suddetto furto e tutte le possibili sorti legate al famoso quadro  scomparso,  ella si trova coinvolta nella questione in prima persona, vivendo tutte le avventure che concernono tale vicenda misteriosa. Da un tipologia di vita piuttosto piatta e banale, la donna, inizia a vivere un’esistenza movimentata ed avventurosa, da bruttina nell’aspetto e piuttosto tranquilla nell’animo, ella comincia a cambiare fisicamente divenendo sempre più attraente e  tutto ciò che vivrà in prima persona verrà a costituire il prezioso materiale per il copione del film tanto atteso dallo sceneggiatore dalla casa di produzione cinematografica.

Una storia piuttosto movimentata ed a tratti anche parecchio confusa in cui domina la figura della protagonista che, in veste quasi di una sorta di Bond ‘in gonnella’, viene sempre più coinvolta in una serie di avvenimenti legati, appunto, all’intricato furto del dipinto di Caravaggio. Nella sua farraginosità il film si dimostra una grande delusione, nonostante le buone premesse, perchè nel corso dell’intero svolgimento della storia esso diventa come una semplice pellicola di soggetto spionistico, ricca di avventure movimentate e, la maggior parte, del tutto improbabili che sviliscono complessivamente il valore dell’opera. L’unico elemento di spicco e, dunque, da elogiare è dato dalla presenza dell’attrice Micaela Ramazzotti che sicuramente dà valore all’opera con la sua  professionalità, riuscendo ad impersonare molto bene il graduale cambiamento fisico e caratteriale del proprio personaggio nel corso della vicenda.

Insomma, nel suo complesso, da ritenere come quasi un’occasione sprecata per il regista Roberto Andò. Peccato!