5 Settembre 2018    17:05

flyanto1

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“Il Maestro di Violino” del regista brasiliano Sérgio Machado, come si evince dal titolo stesso, parla di un uomo che, ex-bambino prodigio del violino e nell’attesa di riuscire a passare il concorso per entrare a far parte dell’Orchestra del Teatro della città di San Paolo, accetta l’oneroso compito di insegnare a suonare il suddetto strumento musicale in una scuola in una favela. Oneroso, il lavoro, perché il protagonista deve avere a che fare con dei ragazzi disagiati sia economicamente che socialmente, con scarsa voglia di apprendere e che considerano il violino più come un passatempo che come una vera e propria seria passione. Ma l’insegnante riuscirà nel corso dell’anno scolastico a farsi apprezzare dai ragazzi e soprattutto a coinvolgerli attivamente nelle proprie lezioni di musica, migliorandone anche notevolmente il loro rendimento. Tra loro, inoltre, egli scopre un ragazzo talentuoso e sinceramente motivato a suonare il violino nonostante la forte opposizione da parte della famiglia che lo vorrebbe invece togliere dalla scuola e mandarlo a lavorare. Nel contempo il protagonista impara anche a conoscere più direttamente le reali condizioni di difficoltà, di disagio e di violenza in cui i suoi alunni vivono e con cui egli si trova in prima persona a dover combattere ma, nonostante ciò, egli riuscirà ugualmente ad ‘elevare’ lo spirito e l’interesse dei suoi ragazzi, facendo loro capire l’importanza di un’istruzione e di una profonda passione.

Il film, in generale, è quanto mai interessante e toccante  e riflette più o meno adeguatamente alla realtà il degrado e l’ambiente criminale in cui vivono le persone delle favelas brasiliane. Machado dà valore ed importanza all’insegnamento nelle scuole, sostenendo che l’istruzione e la passione per qualsiasi arte o mestiere siano gli unici strumenti che permettono agli individui a cambiare in meglio la propria esistenza. Una visione positiva e veritiera senza alcun dubbio seppure a volte purtroppo, non sempre attuabile. Ma films del genere e con tale insegnamento morale ne sono stati girati moltissimi in precedenza (sebbene siano sempre di una certa utilità) e, pertanto, anche quest’opera di Machado confluisce nel suddetto filone senza presentare alcunché di originale. Anzi, la pellicola richiama direttamente quella francese, “La Mélodie” del regista Rachid Hami, uscita nelle sale cinematografiche italiane più o meno nello stesso periodo , in cui vengono rappresentati lo stesso contesto e concetto e, per quanto essa risulti apprezzabile (soprattutto per ciò che riguarda la colonna sonora intrisa di brani classici di Bach, Vivaldi, ecc…), non si distingue, appunto, in maniera preponderante.