21 Settembre 2018    12:50

flyanto1

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“Sulla Mia Pelle” del regista Alessio Cremonini è il tanto atteso e discusso film, presentato quest’anno all’ultima Mostra del Cinema a Venezia, sulla vicenda di Stefano Cucchi, il ragazzo che una sera nel 2009 fu arrestato dalla Polizia per detenzione di sostanze stupefacenti e poi, da alcuni uomini appartenenti a questo Corpo, picchiato violentemente sino a procurargli la morte dopo circa una settimana.

I fatti, noti a tutti in quanto frequentemente e chiaramente denunciati nel corso di questi ultimi anni dalla sorella stessa della vittima al fine di ottenere giustizia per il fratello così barbaramente ucciso, vengono in questa pellicola presentati da Cremonini come aperta e doverosa denuncia Il regista li presenta nel modo più aderente possibile ai reali fatti, in ogni caso, verisimiglianza o meno, ciò che più contraddistingue la pellicola è l’alta drammaticità, per non dire, crudezza, in cui viene rappresentata sullo schermo la tragica e moralmente deprecabile vicenda. All’insegna della minuzia e di un rigore freddo lo spettatore assiste all’intero iter dell’agonia di Cucchi che, nel corso dei giorni a seguire il pestaggio avvenuto dentro la Caserma dove egli era stato condotto, peggiora in maniera considerevole sino a condurlo alla morte. L’ arroganza di alcuni poliziotti, l’indifferenza di alcune guardie carcerarie, come anche di alcuni medici dell’ospedale e del carcere, la testardaggine del ragazzo stesso a non voler denunciare i colpi e le botte infertigli, nonchè la burocrazia lenta e troppo complicata, vengono dal regista descritte in maniera più obiettiva possibile, come anche le molteplici cause (peraltro, mai del tutto accertate sino ad oggi) che hanno condotto l’intero accadimento verso la fine più tragica, forse evitabile. Cremonini non esprime esplicitamente alcun giudizio sull’intera vicenda ma, ripeto, la linearità fredda, perfettamente inserita in una tempistica ottimale, fa sì che “Sulla Mia Pelle” svolga al meglio il proprio compito di aperta denuncia degli avvenimenti, come anche, più estesamente, di quelli simili che più volte si manifestano nelle carceri o nelle caserme. Risiedono, poi,  nello spettatore il giudizio e le debite considerazioni del suddetto fatto.

Un doveroso encomio occorre indirizzarlo al giovane attore  Alessandro Borghi che ottimamente impersona Stefano Cucchi ed ancora una volta dimostra di essere il talentuoso professionista di sempre: in ogni sua pellicola (vedi “Suburra”, “Fortunata” o “Napoli Velata”, solo per citarne alcune) egli riesce sempre ad interpretare al meglio personaggi molto diversi l’uno dall’altro che ne confermano la versatilità e, ripeto, la professionalità, rendendolo anche, il più delle volte, addirittura irriconoscibile (grazie anche ai debiti trucchi).

Del tutto consigliabile ma parecchio forte.