In seguito al contemporaneo caso del produttore cinematografico statunitense Wenstein e dei suoi abusi sessuali, esce nelle sale cinematografiche italiane il film "Nome di Donna" del regista Marco Tullio Giordana. E proprio di molestie sessuali si parla in questa inserviente presso una prestigiosa casa di cura per anziani, si vede essere oggetto dell' attenzione del tanto stimato direttore dell'istituto. Non sottostando alle avances sessuali di quest'ultimo, come invece precedentemente hanno fatto altre sue colleghe di lavoro, ella decide di denunciarlo e, sola e criticata in questa sua delicata ed ardua battaglia, porterà avanti la propria accusa, non senza problemi ed ostacoli vari, riuscendo alla fine a far valere le proprie ragioni e finalmente a vincere la causa in tribunale in nome del rispetto verso se stessa e verso tutto il genere femminile.
Marco Tullio Giordana, regista che nelle proprie opere affronta sempre temi di grande attualità e, il più volte, anche parecchio 'sconvenienti', questa volta con "Nome di Donna" riconferma il suo modo di fare cinema di denuncia. La questione degli abusi sessuali da parte o di datori di lavoro o, comunque, di individui che si fanno forza della propria posizione sociale e di potere al fine di ottenere dei favori sessuali dalle donne, solitamente loro sottoposte, è una realtà, purtroppo, sempre presente e sempre, ahimè, esistita (sebbene in questo periodo se ne parli più frequentemente dopo le denunce aperte di alcune attrici nei confronti del produttore cinematografico Weinsten), ma in ogni caso "Nome di Donna" acquista un particolare valore al fine di incitare le donne, qualora molestate, di non provare alcuna vergogna e denunciare immediatamente gli artefici di tali deplorevoli azioni. Sicuramente in questo film la questione della violenza sulle donne è rappresentata in una maniera molto semplificata e con un lieto fine (sebbene sino ad un certo punto....), ma al di là di ciò è importante, appunto, il messaggio di sprono che esso invia agli spettatori o, meglio, alle spettatrici. Inoltre, la regia rigorosa, lucida e precisa di Giordana conferma la sua maestria nel delineare e presentare le situazioni e Cristiana Capotondi nel ruolo della protagonista molestata e quanto mai determinata a non subire alcuna prevaricazione o minaccia alla sua azione di denuncia, si rivela molto convincente.
Insomma, una pellicola interessante, fatta uscire "ad hoc" nelle sale dei cinema italiani inoccasione della Festa della Donna.
Recensioni
Nome di Donna (2018)
13 Marzo 2018 12:05
flyanto1
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Accedi per votare!In seguito al contemporaneo caso del produttore cinematografico statunitense Wenstein e dei suoi abusi sessuali, esce nelle sale cinematografiche italiane il film "Nome di Donna" del regista Marco Tullio Giordana. E proprio di molestie sessuali si parla in questa inserviente presso una prestigiosa casa di cura per anziani, si vede essere oggetto dell' attenzione del tanto stimato direttore dell'istituto. Non sottostando alle avances sessuali di quest'ultimo, come invece precedentemente hanno fatto altre sue colleghe di lavoro, ella decide di denunciarlo e, sola e criticata in questa sua delicata ed ardua battaglia, porterà avanti la propria accusa, non senza problemi ed ostacoli vari, riuscendo alla fine a far valere le proprie ragioni e finalmente a vincere la causa in tribunale in nome del rispetto verso se stessa e verso tutto il genere femminile.
Marco Tullio Giordana, regista che nelle proprie opere affronta sempre temi di grande attualità e, il più volte, anche parecchio 'sconvenienti', questa volta con "Nome di Donna" riconferma il suo modo di fare cinema di denuncia. La questione degli abusi sessuali da parte o di datori di lavoro o, comunque, di individui che si fanno forza della propria posizione sociale e di potere al fine di ottenere dei favori sessuali dalle donne, solitamente loro sottoposte, è una realtà, purtroppo, sempre presente e sempre, ahimè, esistita (sebbene in questo periodo se ne parli più frequentemente dopo le denunce aperte di alcune attrici nei confronti del produttore cinematografico Weinsten), ma in ogni caso "Nome di Donna" acquista un particolare valore al fine di incitare le donne, qualora molestate, di non provare alcuna vergogna e denunciare immediatamente gli artefici di tali deplorevoli azioni. Sicuramente in questo film la questione della violenza sulle donne è rappresentata in una maniera molto semplificata e con un lieto fine (sebbene sino ad un certo punto....), ma al di là di ciò è importante, appunto, il messaggio di sprono che esso invia agli spettatori o, meglio, alle spettatrici. Inoltre, la regia rigorosa, lucida e precisa di Giordana conferma la sua maestria nel delineare e presentare le situazioni e Cristiana Capotondi nel ruolo della protagonista molestata e quanto mai determinata a non subire alcuna prevaricazione o minaccia alla sua azione di denuncia, si rivela molto convincente.
Insomma, una pellicola interessante, fatta uscire "ad hoc" nelle sale dei cinema italiani inoccasione della Festa della Donna.