Ecco che ricompare nelle sale cinematografiche italiane il regista Andrea Segre con il suo ultimo lavoro "L'Ordine delle Cose", sempre trattante il tema dell'immigrazione e vicino a quegli individui che sono costretti a lasciare la propria terra d'origine alla volta dell'Italia.
Un alto funzionario al servizio del Ministero degli Interni in Italia (Paolo Pierobon) ha il compito di recarsi in Libia per contrattare una politica di cooperazione con le alte cariche del suddetto paese africano per limitare il flusso dei barconi illegali zeppi di clandestini diretti in Italia. Le trattative risultano sin dall'inizio per nulla semplici a causa degli interessi privati e non degli alti funzionari locali e della corruzione imperante che non sembra voler essere affatto debellata. Nel breve periodo che il protagonista esercita la sua funzione nel territorio straniero, egli entra casualmente in contatto con una giovane donna libica, la quale è stata fermata nel corso della sua traversata in mare verso l'Italia e che vuole a tutti i costi continuare a tentare di affrontare. Da qui svariati eventi porteranno il protagonista ad un'amara ma e inevitabile scelta e conseguente linea di condotta.
Già affrontata nei suoi due films precedenti da noi distribuiti, "Io Sono Li" e La Prima Neve", la condizione in cui si trovano gli immigrati e tutte le svariate problematiche ad essa legate hanno sempre interessato ed interessano ancora il giovane e talentuoso regista veneto Andrea Segre . Con acuto realismo e precisione, ideando storie che sono aderenti ad una particolare condizione sociale e reale del nostro Paese, Segre riesce a rappresentare ed a far riflettere lo spettatore su certi aspetti di esso e del contesto europeo in generale. La sua regia avvincente e "silenziosa", in quanto oggettivamente il regista non esprime mai direttamente alcun giudizio in merito ad una situazione, rende molto particolari e toccanti, seppure assai amare, le sue pellicole che sicuramente e purtroppo non servono a cambiare certe tristi e difficili realtà (solitamente i protagonisti, nonostante i propri sforzi e la propria buona volontà, sono degli "eroi" che escono sempre "sconfitti" dal loro operare contro forze immani ai loro confronti) ma, almeno, a renderle note ed a farne prendere coscienza al pubblico, sensibilizzandolo notevolmente.
Una nota d'encomio va all'attore Paolo Pierobon (già presente, come anche Giuseppe Battiston, nel cast delle precedenti opere cinematografiche di Segre) che ben rappresenta l' uomo capace, tutto di in pezzo , nonchè dotato di una certa sensibilità che la ragione, di Stato o personale, ben guida la sua mente.
Un vero gioiello di film.
Recensioni
L’ordine delle cose (2017)
12 Settembre 2017 16:55
flyanto1
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Accedi per votare!Ecco che ricompare nelle sale cinematografiche italiane il regista Andrea Segre con il suo ultimo lavoro "L'Ordine delle Cose", sempre trattante il tema dell'immigrazione e vicino a quegli individui che sono costretti a lasciare la propria terra d'origine alla volta dell'Italia.
Un alto funzionario al servizio del Ministero degli Interni in Italia (Paolo Pierobon) ha il compito di recarsi in Libia per contrattare una politica di cooperazione con le alte cariche del suddetto paese africano per limitare il flusso dei barconi illegali zeppi di clandestini diretti in Italia. Le trattative risultano sin dall'inizio per nulla semplici a causa degli interessi privati e non degli alti funzionari locali e della corruzione imperante che non sembra voler essere affatto debellata. Nel breve periodo che il protagonista esercita la sua funzione nel territorio straniero, egli entra casualmente in contatto con una giovane donna libica, la quale è stata fermata nel corso della sua traversata in mare verso l'Italia e che vuole a tutti i costi continuare a tentare di affrontare. Da qui svariati eventi porteranno il protagonista ad un'amara ma e inevitabile scelta e conseguente linea di condotta.
Già affrontata nei suoi due films precedenti da noi distribuiti, "Io Sono Li" e La Prima Neve", la condizione in cui si trovano gli immigrati e tutte le svariate problematiche ad essa legate hanno sempre interessato ed interessano ancora il giovane e talentuoso regista veneto Andrea Segre . Con acuto realismo e precisione, ideando storie che sono aderenti ad una particolare condizione sociale e reale del nostro Paese, Segre riesce a rappresentare ed a far riflettere lo spettatore su certi aspetti di esso e del contesto europeo in generale. La sua regia avvincente e "silenziosa", in quanto oggettivamente il regista non esprime mai direttamente alcun giudizio in merito ad una situazione, rende molto particolari e toccanti, seppure assai amare, le sue pellicole che sicuramente e purtroppo non servono a cambiare certe tristi e difficili realtà (solitamente i protagonisti, nonostante i propri sforzi e la propria buona volontà, sono degli "eroi" che escono sempre "sconfitti" dal loro operare contro forze immani ai loro confronti) ma, almeno, a renderle note ed a farne prendere coscienza al pubblico, sensibilizzandolo notevolmente.
Una nota d'encomio va all'attore Paolo Pierobon (già presente, come anche Giuseppe Battiston, nel cast delle precedenti opere cinematografiche di Segre) che ben rappresenta l' uomo capace, tutto di in pezzo , nonchè dotato di una certa sensibilità che la ragione, di Stato o personale, ben guida la sua mente.
Un vero gioiello di film.