Presentato quest’anno all’ultimo Festival di Cannes nella sezione ‘Un Certain Regard’, “Girl” del regista Lukas Dhont è la delicata e drammatica storia di un adolescente che ha due grandi ed importanti sogni da realizzare: quello di cambiare in maniera definitiva sesso e divenire una ballerina classica. Sostenuto nel suo intento da una famiglia, più precisamente dal padre probabilmente vedovo, e da un ambiente generale di piuttosto larghe vedute, il/la giovane compie un iter difficile, sia dal punto di vista fisico che psicologico, al fine di raggiungere i suoi due obiettivi. Egli/ella deve innanzitutto assumere un graduale dosaggio ormonale al fine di essere pronto per l’operazione che gli asporterà il proprio apparato genitale maschile (esteriormente sembra già una ragazza) e nel contempo si deve applicare allo studio della danza classica in una maniera più approfondita e frequente degli altri suoi compagni/e di corso in quanto impostato differentemente rispetto alle ragazze a causa della sua natura maschile. Essendo naturalmente dotato verso questa disciplina, il/la ragazza riesce, sia pure a fatica, a migliorare la propria preparazione di giorno in giorno ma a costo di una fatica immane, ripeto, sia fisica che psicologia, che fa nascere dentro di lui/lei un’ansia ed un’ irrequietezza nocive alla sua particolare e delicata condizione. Lo stress, pertanto, lo/la porterà ad un’estrema e dolorosa decisione come unica via alla realizzazione dei propri tanto desiderati obiettivi.
Una pellicola altamente delicata e drammatica allo stesso tempo poiché nell’intero corso della vicenda Lukas Dhont presenta nei minimi particolari il ‘calvario’ che il/la protagonista vive al fine di realizzare i suoi più grandi desideri. E Dhont vi riesce appieno considerando che “Girl” è anche la sua prima opera cinematografica in quanto prende in considerazione tutti gli aspetti legati ad una formazione: alla forte determinazione ed entusiasmo si alternano sentimenti contrastanti quali l’ansia mista a sgomento, paura e disperazione, insomma, un’inquietudine profonda e quanto mai tipica dell’età adolescenziale. Dalle scene, poi, si evince anche l’amore che il regista stesso prova per la danza classica (egli ha anche diretto svariati spettacoli di balletto) e ne mostra la fatica che tale disciplina comporta a chi intende intraprendere professionalmente questa difficile strada: estenuanti lezioni, dolori fisici, competizioni ed una grande incertezza per un’eventuale frustrazione.
A tutto ciò è doveroso aggiungere una particolare menzione del giovane protagonista, Victor Polster, ballerino talentuoso dell’Accademia di Anversa, che, esteticamente attraente, si è sottoposto ad un accurato trucco al fine di assomigliare fisicamente il più possibile ad una reale ragazza e rendendo così il più credibile possibile il proprio personaggio in continuo conflitto.
Concludendo, un’opera assai delicata e nel contempo ‘scomoda’ (almeno per alcuni) che affronta una tematica quanto mai attuale ed, appunto, di possibile contestazione, ma senza alcun dubbio riuscita nella sua crudezza , grazia ed equilibrio. Un vero gioiello.
Recensioni
Girl (2018)
4 Ottobre 2018 16:43
flyanto1
0,0 (su 0 voti)
Accedi per votare!Presentato quest’anno all’ultimo Festival di Cannes nella sezione ‘Un Certain Regard’, “Girl” del regista Lukas Dhont è la delicata e drammatica storia di un adolescente che ha due grandi ed importanti sogni da realizzare: quello di cambiare in maniera definitiva sesso e divenire una ballerina classica. Sostenuto nel suo intento da una famiglia, più precisamente dal padre probabilmente vedovo, e da un ambiente generale di piuttosto larghe vedute, il/la giovane compie un iter difficile, sia dal punto di vista fisico che psicologico, al fine di raggiungere i suoi due obiettivi. Egli/ella deve innanzitutto assumere un graduale dosaggio ormonale al fine di essere pronto per l’operazione che gli asporterà il proprio apparato genitale maschile (esteriormente sembra già una ragazza) e nel contempo si deve applicare allo studio della danza classica in una maniera più approfondita e frequente degli altri suoi compagni/e di corso in quanto impostato differentemente rispetto alle ragazze a causa della sua natura maschile. Essendo naturalmente dotato verso questa disciplina, il/la ragazza riesce, sia pure a fatica, a migliorare la propria preparazione di giorno in giorno ma a costo di una fatica immane, ripeto, sia fisica che psicologia, che fa nascere dentro di lui/lei un’ansia ed un’ irrequietezza nocive alla sua particolare e delicata condizione. Lo stress, pertanto, lo/la porterà ad un’estrema e dolorosa decisione come unica via alla realizzazione dei propri tanto desiderati obiettivi.
Una pellicola altamente delicata e drammatica allo stesso tempo poiché nell’intero corso della vicenda Lukas Dhont presenta nei minimi particolari il ‘calvario’ che il/la protagonista vive al fine di realizzare i suoi più grandi desideri. E Dhont vi riesce appieno considerando che “Girl” è anche la sua prima opera cinematografica in quanto prende in considerazione tutti gli aspetti legati ad una formazione: alla forte determinazione ed entusiasmo si alternano sentimenti contrastanti quali l’ansia mista a sgomento, paura e disperazione, insomma, un’inquietudine profonda e quanto mai tipica dell’età adolescenziale. Dalle scene, poi, si evince anche l’amore che il regista stesso prova per la danza classica (egli ha anche diretto svariati spettacoli di balletto) e ne mostra la fatica che tale disciplina comporta a chi intende intraprendere professionalmente questa difficile strada: estenuanti lezioni, dolori fisici, competizioni ed una grande incertezza per un’eventuale frustrazione.
A tutto ciò è doveroso aggiungere una particolare menzione del giovane protagonista, Victor Polster, ballerino talentuoso dell’Accademia di Anversa, che, esteticamente attraente, si è sottoposto ad un accurato trucco al fine di assomigliare fisicamente il più possibile ad una reale ragazza e rendendo così il più credibile possibile il proprio personaggio in continuo conflitto.
Concludendo, un’opera assai delicata e nel contempo ‘scomoda’ (almeno per alcuni) che affronta una tematica quanto mai attuale ed, appunto, di possibile contestazione, ma senza alcun dubbio riuscita nella sua crudezza , grazia ed equilibrio. Un vero gioiello.