“Dei”, del regista Cosimo Terlizzi, racconta la crescita personale del protagonista Martino, un ragazzo di 17 anni molto sensibile e più maturo della sua età anagrafica, che vive con la famiglia in campagna. Ma la sua personale predisposizione gli fa sentire stretto l’ ambiente in cui è nato ed è sempre vissuto e gli alimenta dentro sempre di più il desiderio di trasferirsi nella vicina città di Bari per dedicarsi alle sue aspirazioni più accese, quali la musica e studiare filosofia all’università . A questo proposito Martino, insieme ad una cara amica sua vicina di casa e di età un poco più grande, si reca ogni tanto nel capoluogo pugliese al fine di ascoltare delle lezioni di arte e di pensiero filosofico ed è proprio nel corso di una di queste ‘trasferte’ che i due giovani fanno la conoscenza di un gruppo di studenti universitari che vivono insieme in un appartamento, coltivando anch’essi una profonda passione per la musica e trascorrendo le giornate e le serate in piacevole e sincera amicizia. Per il protagonista questa frequentazione sarà l’occasione per venire direttamente a contatto con un ambiente del tutto nuovo, parecchio stimolante e soprattutto per determinare la propria affermazione individuale di ormai giovane uomo.
“Dei”, il cui titolo richiama l’interessante spiegazione che nel film viene data da un professore nel corso di una lezione d’arte all’università a proposito del concetto di bellezza ai tempi dell’antica Grecia, è una pellicola di formazione che è stata, non a torto, paragonata a quelle dei registi più famosi Luca Guadagnino ed Abdellatif Kechiche. Per Cosimo Terlizzi, però, si tratta della sua opera prima come regista di lungometraggi e, pertanto, sebbene la sua precedente esperienza di documentarista riveli la sua completa padronanza della macchina da presa, il film nel suo complesso risulta non del tutto originale in certi momenti del suo svolgimento che, appunto, richiamano le svariate dinamiche dei due registi sopra citati. Ad ogni modo il percorso di crescita e di formazione dell’adolescente Martino viene da Terlizzi presentato molto bene e soprattutto in una forma delicata, all’insegna dell’ introspezione personale e in un’aura ‘fresca’ di entusiasmo e di sincerità caratterizzanti proprio il mondo dei giovani con un futuro davanti. Anche gli ovvi contrasti generazionali del protagonista con propri genitori appartenenti ad un mondo ed una preparazione culturale differenti sono rappresentati dal regista in maniera efficace, vera e nel contempo anche commovente.
Insomma, un’opera molto sensibile, in sè riuscita e con momenti toccanti che ne innalzano il valore, consegnando allo spettatore n vero e proprio piccolo gioiello.
Recensioni
Dei (2018)
26 Giugno 2018 17:40
flyanto1
0,0 (su 0 voti)
Accedi per votare!“Dei”, del regista Cosimo Terlizzi, racconta la crescita personale del protagonista Martino, un ragazzo di 17 anni molto sensibile e più maturo della sua età anagrafica, che vive con la famiglia in campagna. Ma la sua personale predisposizione gli fa sentire stretto l’ ambiente in cui è nato ed è sempre vissuto e gli alimenta dentro sempre di più il desiderio di trasferirsi nella vicina città di Bari per dedicarsi alle sue aspirazioni più accese, quali la musica e studiare filosofia all’università . A questo proposito Martino, insieme ad una cara amica sua vicina di casa e di età un poco più grande, si reca ogni tanto nel capoluogo pugliese al fine di ascoltare delle lezioni di arte e di pensiero filosofico ed è proprio nel corso di una di queste ‘trasferte’ che i due giovani fanno la conoscenza di un gruppo di studenti universitari che vivono insieme in un appartamento, coltivando anch’essi una profonda passione per la musica e trascorrendo le giornate e le serate in piacevole e sincera amicizia. Per il protagonista questa frequentazione sarà l’occasione per venire direttamente a contatto con un ambiente del tutto nuovo, parecchio stimolante e soprattutto per determinare la propria affermazione individuale di ormai giovane uomo.
“Dei”, il cui titolo richiama l’interessante spiegazione che nel film viene data da un professore nel corso di una lezione d’arte all’università a proposito del concetto di bellezza ai tempi dell’antica Grecia, è una pellicola di formazione che è stata, non a torto, paragonata a quelle dei registi più famosi Luca Guadagnino ed Abdellatif Kechiche. Per Cosimo Terlizzi, però, si tratta della sua opera prima come regista di lungometraggi e, pertanto, sebbene la sua precedente esperienza di documentarista riveli la sua completa padronanza della macchina da presa, il film nel suo complesso risulta non del tutto originale in certi momenti del suo svolgimento che, appunto, richiamano le svariate dinamiche dei due registi sopra citati. Ad ogni modo il percorso di crescita e di formazione dell’adolescente Martino viene da Terlizzi presentato molto bene e soprattutto in una forma delicata, all’insegna dell’ introspezione personale e in un’aura ‘fresca’ di entusiasmo e di sincerità caratterizzanti proprio il mondo dei giovani con un futuro davanti. Anche gli ovvi contrasti generazionali del protagonista con propri genitori appartenenti ad un mondo ed una preparazione culturale differenti sono rappresentati dal regista in maniera efficace, vera e nel contempo anche commovente.
Insomma, un’opera molto sensibile, in sè riuscita e con momenti toccanti che ne innalzano il valore, consegnando allo spettatore n vero e proprio piccolo gioiello.