Al di là delle polemiche sulla giusta o meno censura di vietarlo ai minori di 14 anni, "120 Battiti al Minuto" del regista Robin Campillo affronta una serie di tematiche reali ed abbastanza forti, poco adatte ai bambini, non tanto dal punto di vista morale, ma per il fatto che a loro, ancora in tenerà età e spensierati, poco interessano problematiche concernenti una sfera dell'esistenza da loro fortunatamente ancora non vissuta in prima persona e per di più espressa in una forma eccessivamente verbosa che non riuscirebbero sicuramente a seguire ed a comprendere appieno, o male.
Preposto ciò, il film mostra la lunga, difficile e strenua lotta che il movimento di Act-up, sorto nel 1989 a Parigi sul modello di quello americano, ha condotto nel corso degli anni '90 dopo l'avvento nel decennio precedente della malattia dell'Aids. Gli attivisti di questo movimento non solo si sono battuti in svariati modi contro l'indifferenza da parte della Società e delle cariche politiche al fine di tutelare maggiormente coloro che furono colpiti da questa terribile malattia, ma anche al fine di favorire e migliorare le condizioni generali di tutte le minoranze, sia dei gay, che delle prostitute che degli immigrati. Così nel corso della pellicola si assiste ai numerosi e verbosi dibattiti di Act-up, nonchè alle azioni vere e proprie a sostegno dei loro principi e contemporaneamente ad alcune storie sentimentali nate tra alcuni dei giovani all'interno del movimento stesso ed al loro eventuale e conseguente decesso.
Un film sicuramente molto interessante che non solo, ripeto, pone in luce le svariate problematiche sorte in seguito alla diffusione della malattia dell'Aids, ma che funge anche da inno all'amore in generale, un sentimento che deve essere vissuto liberamente e senza preconcetti o remore da tutti, sebbene con attenzione per ciò che riguarda ogni tipo di prevenzione. Pertanto, lo spettatore viene reso consapevole di ciò che ha preceduto ed ha portato alle attuali condizioni e traguardi concernenti la sfera sessuale e la pellicola diventa ancor più interessante in quanto mirata soprattutto ai giovani che devono essere edotti ed educati alla libertà ed al rispetto dei sentimenti.
Premiato all'ultimo Festival di Cannes, l'unico 'neo' di quest' opera di Campillo è dato dall'eccessiva durata del film (135 minuti circa) che la rende, in quanto troppo dialogata, un poco pesante: con 20 minuti in meno essa sarebbe stata perfetta!
Consigliabile soprattutto alle giovani generazioni.
Recensioni
120 Battiti al minuto (2017)
10 Ottobre 2017 13:26
flyanto1
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Accedi per votare!Al di là delle polemiche sulla giusta o meno censura di vietarlo ai minori di 14 anni, "120 Battiti al Minuto" del regista Robin Campillo affronta una serie di tematiche reali ed abbastanza forti, poco adatte ai bambini, non tanto dal punto di vista morale, ma per il fatto che a loro, ancora in tenerà età e spensierati, poco interessano problematiche concernenti una sfera dell'esistenza da loro fortunatamente ancora non vissuta in prima persona e per di più espressa in una forma eccessivamente verbosa che non riuscirebbero sicuramente a seguire ed a comprendere appieno, o male.
Preposto ciò, il film mostra la lunga, difficile e strenua lotta che il movimento di Act-up, sorto nel 1989 a Parigi sul modello di quello americano, ha condotto nel corso degli anni '90 dopo l'avvento nel decennio precedente della malattia dell'Aids. Gli attivisti di questo movimento non solo si sono battuti in svariati modi contro l'indifferenza da parte della Società e delle cariche politiche al fine di tutelare maggiormente coloro che furono colpiti da questa terribile malattia, ma anche al fine di favorire e migliorare le condizioni generali di tutte le minoranze, sia dei gay, che delle prostitute che degli immigrati. Così nel corso della pellicola si assiste ai numerosi e verbosi dibattiti di Act-up, nonchè alle azioni vere e proprie a sostegno dei loro principi e contemporaneamente ad alcune storie sentimentali nate tra alcuni dei giovani all'interno del movimento stesso ed al loro eventuale e conseguente decesso.
Un film sicuramente molto interessante che non solo, ripeto, pone in luce le svariate problematiche sorte in seguito alla diffusione della malattia dell'Aids, ma che funge anche da inno all'amore in generale, un sentimento che deve essere vissuto liberamente e senza preconcetti o remore da tutti, sebbene con attenzione per ciò che riguarda ogni tipo di prevenzione. Pertanto, lo spettatore viene reso consapevole di ciò che ha preceduto ed ha portato alle attuali condizioni e traguardi concernenti la sfera sessuale e la pellicola diventa ancor più interessante in quanto mirata soprattutto ai giovani che devono essere edotti ed educati alla libertà ed al rispetto dei sentimenti.
Premiato all'ultimo Festival di Cannes, l'unico 'neo' di quest' opera di Campillo è dato dall'eccessiva durata del film (135 minuti circa) che la rende, in quanto troppo dialogata, un poco pesante: con 20 minuti in meno essa sarebbe stata perfetta!
Consigliabile soprattutto alle giovani generazioni.