Madre! (2017)

17 Settembre 2017    17:28

Arianna Bedini

5,0   (su 2 voti)

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Il 5 settembre ho visto il film a Venezia e, oltre ai fischi e alle persone che sono uscite prima dalla sala, durante il mio viaggio di ritorno in treno ho iniziato a leggere stroncature e recensioni negative, alcuni lo hanno persino definito un flop. Prima di dire la mia vi invito caldamente ad andarlo a vedere con i vostri occhi, perché che vi piaccia o meno è un'esperienza molto forte, ed evitarlo solo per sentito dire mi sembra davvero un'occasione persa. Inizio col dire che non è stato assolutamente come me lo aspettavo. Non avevo aspettative ben precise, nonostante avessi letto già recensioni e commenti di critici, e volevo essere pronta a quel "giro sulle montagne russe" che Aronofsky ci aveva già detto di aspettarci. Non lo sono stata del tutto, se non quasi affatto, così come l'intero pubblico con me quella sera. Che dire, mentre lo guardavo, dopo un inizio più sobrio, anche se decisamente inquietante, ho assistito a quello che al momento ho definito come un incubo, un delirio, una escalation di situazioni assurde. Assurdo è l'unico termine rimastomi in mente per tutta la notte, dopo esser stato affiancato da tanti altri aggettivi durante la visione. È sconvolgente, e non facevo altro che pensare "è assurdo", "è esagerato", "è troppo!". In una scena ho dovuto persino distogliere lo sguardo. È un puro delirio e spesso va oltre, così oltre che a tratti rasenta il grottesco, in certi momenti mi è uscita quasi una risata per l'assurdità a cui stavo assistendo. Ma io credo proprio che sia questo il punto, e che sia questo che voleva quel folle di Aronofsky. A visione conclusa mi sono voltata verso chi era con me dicendo "non so che dire". Però ci ho pensato letteralmente tutta la notte, dopo averlo visto, e più ci pensavo e più mi piaceva. Ripensando alle reazioni in sala, nessuno è rimasto indifferente, vedevo e sentivo le reazioni, gente che ad un certo punto urlava la sua, che fischiava, alcuni sono usciti dalla sala, e ho visto esattamente la reazione a quelle montagne russe presentate dal regista. Lui ha avvertito subito: "Preparatevi. Non lo guardate se non siete pronti". Nessuno lo ha preso sul serio. E a fischiare ed a andarsene sono state proprio quelle persone che più degli altri non erano pronte. Forse io, e chi lo ha apprezzato, ha saputo resistere a questa assurda escalation magari perché siamo dei pazzi anche noi, in fondo. Credo sempre più con convinzione che la reazione di fischiare e di andarsene sia la naturale reazione ai momenti in cui si assiste a qualcosa che "è troppo", al di là della nostra sopportazione, della nostra immaginazione o anche solo comprensione. La prima reazione all'assurdo è la risata, che non è una risata divertita, è il sintomo di un disagio che si prova. Forse mette anche a disagio questo film, sicuramente lo fa. L'occhio del regista si immedesima con il punto di vista della "madre", Jennifer Lawrence (che per me ha regalato una performance davvero valida), e anche noi possiamo sentirci connessi con lei, con le sue emozioni, con le sue reazioni, con le sue ansie, mentre gli altri ci sembrano ambigui, inquietanti, deliranti. Più mi immedesimavo nel suo personaggio (senza nome, come tutti gli altri) e più mi sentivo soffocare, mi sentivo angosciata, seguivo l'incubo che stava vivendo e mi rendevo conto che è anche un mio di incubo, che io in quella situazione non ci sarei potuta stare, che mi sarei sentita male. Ho sentito tutta la sua angoscia e il mio respiro a tratti era affannoso come il suo. Certo, ho reagito come gli altri a certe assurdità, a volte ho pensato che rasentasse la parodia, tanto esagerava; ho ascoltato certe battute della Lawrence di una banalità quasi imbarazzante, disarmante per quanto mi sembravano fuori luogo e assurde nel momento in cui venivano pronunciate, ma forse è proprio questo il punto. È assurdo, come tutti gli incubi. E dagli incubi tutti vogliono fuggire. Ci sconvolgono ma anche ci affascinano. È possibile interpretare e leggere il film su più livelli. C'è l'incubo delirante, c'è la metafora dell'artista e del suo rapporto con il pubblico e il privato, del loro conflitto. c'è il suo atteggiamento nei confronti della propria opera, e anche il suo rapporto con la propria musa. Insieme fa una riflessione anche sul fanatismo artistico e i limiti oltre al quale può spingersi. Ma un'altra lettura allegorica viene data direttamente da Aronofsky in una intervista, ed è una chiave di lettura "ecologica". Jennifer Lawrence, la madre, rappresenterebbe quindi il nostro pianeta, la Terra, la nostra casa, e ciò che le accade e ciò che deve subire è ciò che l'uomo che continua a fare al proprio pianeta, con tutto ciò che comporta. È possibile inoltre riscontrare chiari riferimenti biblici, come la casa che viene rappresentata come un nuovo "paradiso" da cui ricominciare, che si tramuta poi in "inferno", ma soprattutto un chiaro riferimento biblico è l'atto che da il via a quella allucinata serie di eventi che si abbatte su Jennifer Lawrence e sulla casa. Amatelo o odiatelo, ma solo dopo averlo visto.