Il film di oggi è “Sully” di Clint Eastwood, famoso come attore per la meravigliosa “Trilogia del Dollaro” creata Sergio Leone, e anche come regista per film come “Gli Spietati”, “MillionDollar Baby”, i due lavori che gli sono valsi i suoi due Oscar alla miglior regia, e molti altri ancora. Eastwood è uno dei registi con la più vasta filmografia all’attivo (lavora dal 1970 come regista ed è nel campo cinematografico dagli anni’50) e torna quest’anno al cinema con “Sully”: la storia vera di Chesley Sullenberger, o meglio, di come il pilota è riuscito in una situazione di emergenza a salvare i 155 passeggeri a bordo dell’US Airways.
Il cast è composto dal protagonista Tom Hanks, che interpreta il capitano Sullenberger benissimo, Hanks attore perfetto per interpretare un personaggio come quello del pilota, un uomo qualunque che finisce poi per diventare un eroe e poi troviamo Aaron Eckhart che interpreta il co-pilota Jeff Skiles. In più ci sono anche Anna Gunn, Laura Linney e Mike O’Malley. Comunque le uniche due prove degne di nota sono quelle dei due protagonisti, in particolare l’ottima prova di Hanks come vi ho già detto in precedenza, personaggio che viene accolto come un eroe dalla gente comune, ma che al contempo è soggetto di un’inchiesta che mette in seria discussione il suo operato e che gli crea un forte stress emotivo e psicologico.
“Sully” è sia un film biografico perché racconta una storia vera, seppur a tratti anche romanzata, sia un film drammatico. La cosa che lo rende un buon film è sicuramente la messa in scena di Clint Eastwood, il quale ha deciso di raccontare la storia in modo particolare, un approccio diverso da ciò che ci si poteva aspettare andando al cinema, vero e proprio punto forte del film.
Eastwood, infatti, non si sofferma più di tanto sull’episodio dell’atterraggio di emergenza, ma sulla gestione del post-incidente, ovvero sulla famosa inchiesta che ne seguì, facendoci capire che il vero dramma è avvenuto dopo per i due piloti. Questo perché la commissione che indagava sull’accaduto continuava ad affermare che il capitano Sullenberger poteva riuscire a tornare alla Guardia, o addirittura atterrare in aeroporti vicini. Il problema è che questa commissione nelle varie simulazioni con i computer non calcolarono mai il fattore umano, quei 35 secondi che il pilota ha per prendere una decisione, una decisione di importanza enorme dato che erano a bordo ben 155 persone e nel momento dell’incidente l’aereo si trovava ancora a bassa quota dato che era partito da pochi minuti. Il tutto reso in maniera fantastica dall’ottima messa in scena di Eastwood, il quale crea anche il primo film interamente girato in IMAXdigitale (ovvero un sistema di proiezione con una risoluzione molto superiore rispetto ai sistemi di convenzionali), aspetto che si nota e che rende ancora più nitide immagini di forte impatto, in particolare i primi piani di Hanks che ci trasmette il particolare stato d’animo del suo personaggio in maniera fantastica. Il vero pilota è poi andato in pensione nel 2010, e il suo ultimo volo è stato l’1167 dove ha ritrovato il co-pilota Jeff Skiles.
In generale per me è un film da 7,5 quasi un 8, per l’ottimo lavoro di regia, di sceneggiatura, di montaggio e in particolare di fotografia di Tom Stern, il quale ha lavorato parecchio con Eastwood, e che utilizza una fotografia molto fredda che rispecchia il dramma della vicenda. Ma non a tutti è piaciuto infatti il film ha subito parecchie critiche in particolare su come il film non si concentri sull’incidente. Io trovo, però, che la particolare chiave di lettura che ha scelto di utilizzare Eastwood sia fantastica a dir poco, una soluzione a cui ci aveva già abituato con i suoi precedenti film che raccontano di storie vere: come ad es. “Jersey Boys” film che parla dei “Four Seasons” o “American Sniper” la storia del cecchino Chris Kyle film dove ci racconta fatti che tutti conoscono e quindi con un finale già scritto e che tutti conosciamo attraverso una chiave di lettura diversa la quale li rende particolari e molto ben fatti. Con “Sully”, come per il suo penultimo e già citato lavoro “American Sniper”, Eastwood ha voluto raccontare come la società statunitense sia eccezionale nel celebrare i propri eroi, ma anche come non li sappia poi integrare e a trovargli un posto dopo il successo, dopo che sono diventati dei reduci o meglio, dei sopravvissuti. Insomma un gran bel film diretto da una leggenda del cinema che porta sul grande schermo il racconto di un leggendario episodio di salvataggio.
Recensioni
Sully (2016)
6 Dicembre 2016 11:51
Andrea Boggione
5,0 (su 1 voto)
Accedi per votare!Il film di oggi è “Sully” di Clint Eastwood, famoso come attore per la meravigliosa “Trilogia del Dollaro” creata Sergio Leone, e anche come regista per film come “Gli Spietati”, “Million Dollar Baby”, i due lavori che gli sono valsi i suoi due Oscar alla miglior regia, e molti altri ancora. Eastwood è uno dei registi con la più vasta filmografia all’attivo (lavora dal 1970 come regista ed è nel campo cinematografico dagli anni’50) e torna quest’anno al cinema con “Sully”: la storia vera di Chesley Sullenberger, o meglio, di come il pilota è riuscito in una situazione di emergenza a salvare i 155 passeggeri a bordo dell’US Airways.
Il cast è composto dal protagonista Tom Hanks, che interpreta il capitano Sullenberger benissimo, Hanks attore perfetto per interpretare un personaggio come quello del pilota, un uomo qualunque che finisce poi per diventare un eroe e poi troviamo Aaron Eckhart che interpreta il co-pilota Jeff Skiles. In più ci sono anche Anna Gunn, Laura Linney e Mike O’Malley. Comunque le uniche due prove degne di nota sono quelle dei due protagonisti, in particolare l’ottima prova di Hanks come vi ho già detto in precedenza, personaggio che viene accolto come un eroe dalla gente comune, ma che al contempo è soggetto di un’inchiesta che mette in seria discussione il suo operato e che gli crea un forte stress emotivo e psicologico.
“Sully” è sia un film biografico perché racconta una storia vera, seppur a tratti anche romanzata, sia un film drammatico. La cosa che lo rende un buon film è sicuramente la messa in scena di Clint Eastwood, il quale ha deciso di raccontare la storia in modo particolare, un approccio diverso da ciò che ci si poteva aspettare andando al cinema, vero e proprio punto forte del film.
Eastwood, infatti, non si sofferma più di tanto sull’episodio dell’atterraggio di emergenza, ma sulla gestione del post-incidente, ovvero sulla famosa inchiesta che ne seguì, facendoci capire che il vero dramma è avvenuto dopo per i due piloti. Questo perché la commissione che indagava sull’accaduto continuava ad affermare che il capitano Sullenberger poteva riuscire a tornare alla Guardia, o addirittura atterrare in aeroporti vicini. Il problema è che questa commissione nelle varie simulazioni con i computer non calcolarono mai il fattore umano, quei 35 secondi che il pilota ha per prendere una decisione, una decisione di importanza enorme dato che erano a bordo ben 155 persone e nel momento dell’incidente l’aereo si trovava ancora a bassa quota dato che era partito da pochi minuti. Il tutto reso in maniera fantastica dall’ottima messa in scena di Eastwood, il quale crea anche il primo film interamente girato in IMAXdigitale (ovvero un sistema di proiezione con una risoluzione molto superiore rispetto ai sistemi di convenzionali), aspetto che si nota e che rende ancora più nitide immagini di forte impatto, in particolare i primi piani di Hanks che ci trasmette il particolare stato d’animo del suo personaggio in maniera fantastica. Il vero pilota è poi andato in pensione nel 2010, e il suo ultimo volo è stato l’1167 dove ha ritrovato il co-pilota Jeff Skiles.
In generale per me è un film da 7,5 quasi un 8, per l’ottimo lavoro di regia, di sceneggiatura, di montaggio e in particolare di fotografia di Tom Stern, il quale ha lavorato parecchio con Eastwood, e che utilizza una fotografia molto fredda che rispecchia il dramma della vicenda. Ma non a tutti è piaciuto infatti il film ha subito parecchie critiche in particolare su come il film non si concentri sull’incidente. Io trovo, però, che la particolare chiave di lettura che ha scelto di utilizzare Eastwood sia fantastica a dir poco, una soluzione a cui ci aveva già abituato con i suoi precedenti film che raccontano di storie vere: come ad es. “Jersey Boys” film che parla dei “Four Seasons” o “American Sniper” la storia del cecchino Chris Kyle film dove ci racconta fatti che tutti conoscono e quindi con un finale già scritto e che tutti conosciamo attraverso una chiave di lettura diversa la quale li rende particolari e molto ben fatti. Con “Sully”, come per il suo penultimo e già citato lavoro “American Sniper”, Eastwood ha voluto raccontare come la società statunitense sia eccezionale nel celebrare i propri eroi, ma anche come non li sappia poi integrare e a trovargli un posto dopo il successo, dopo che sono diventati dei reduci o meglio, dei sopravvissuti. Insomma un gran bel film diretto da una leggenda del cinema che porta sul grande schermo il racconto di un leggendario episodio di salvataggio.