Che bello vedere il cinema italiano orgogliosamente pimpante, che si alterna sempre di più tra commedie con critiche sociali ben congegnate come "L'Ora Legale" di Ficarra e Picone e pellicole di genere come "Veloce come il vento" e "Smetto quando Voglio". Nel caso del film in questione, il secondo da regista di Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, la critica è contro l'estrema influenza dei media nei casi di (presunti) omicidi, che destano parecchio interesse tra gli spettatori, sempre in cerca di intrattenimento spiccio, ma l'obiettivo è dimostare soprattutto chi ci campa dietro: giornalisti voraci di scoop, ignari della privacy; conduttrici trattate come regine e con una luce degna delle Madonne di Raffaello; comuni che si arricchiscono col cosiddetto turismo nero. In quest'ultimo aspetto Capatonda si è proprio sbizzarrito a costruire scenette leggere, grottesche ed esilaranti, che vanno dal televoto per l'indiziato numero uno dell'uccisione di una contessa alla fantastica battuta dell'agente di viaggi (Andate a morire ammazzati). Un impianto puramente e deliziosamente grottesco e demenziale, grazie alle ottim(e) interpretazioni di Capatonda, che qui si conferma un eccellente caratterista, facendosi in tre: il sindaco del paesino Acitrullo, con la parlata macchiettistica, un turista veneto tranquillo che deve fare i conti con il resto napoletano della famiglia e un onorevole in grado solo di pronunciare le solite frasi suggerite e pseudosolidali; infatti la comicità di Marcello implica il linguaggio ed in particolare la mimica, affiancate e completate dall'ottima e solita spalla Herbert Ballerina, capelli lunghi e rimbambaggine ai massimi livelli, celebre soprattutto per il coprotagonista di "Che bella giornata". Qui rispettivamente sindaco e vicesindaco, i due formano una coppia affiatata ed esilarante solo al primo sguardo, ma non sono gli unici a strappare risate: nel cast troviamo buoni interpreti e ironici cognomi (come Fiutozzi e Spruzzone): Sabrina Ferilli nei panni della conduttrice del programma Chi l'acciso, spontanea e brava nel regalare satirici sguardi di tensione propri dell'entertainment contemporaneo; Nino Frassica, sempre simpatico, e anche Fabrizio Biggio come venditore ambulante. La satira è originalissima e alquanto amara: come ne "L'ora Legale", alla fine della visione ci sentiamo contenti di aver passato due orette leggere e senza volgarità gratuite, ma allo stesso tempo consci dei difetti del nostro Paese e dell'appartenere a determinate "categorie" di viziosi. Tuttavia, mentre i conduttori di Striscia costruiscono un'ottima commedia con la loro collaudata simpatia, l'autore di questo nuovo evento "all'italiana" dà vita ad una demenzialità con tutti i pregi possibili e quindi unica, dagli attori alla sceneggiatura, dagli sketch alle musiche (di Lorenzo Tomio), a volte tese a volte "fashion". Aggiungici poi trovate geniali come la narrazione iniziale che guida lo spettatore alla tortuosa via per raggiungere questo comune sperduto, ma anche la campagna pubblicitaria che si avvale di commenti sul film da parte della madre del regista e l'impalcatura comica è servita. Un'ottima lezione di cinema che non segue le convenzioni.
Recensioni
Omicidio all'italiana (2017)
4 Marzo 2017 08:38
alberto
5,0 (su 1 voto)
Accedi per votare!Che bello vedere il cinema italiano orgogliosamente pimpante, che si alterna sempre di più tra commedie con critiche sociali ben congegnate come "L'Ora Legale" di Ficarra e Picone e pellicole di genere come "Veloce come il vento" e "Smetto quando Voglio". Nel caso del film in questione, il secondo da regista di Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, la critica è contro l'estrema influenza dei media nei casi di (presunti) omicidi, che destano parecchio interesse tra gli spettatori, sempre in cerca di intrattenimento spiccio, ma l'obiettivo è dimostare soprattutto chi ci campa dietro: giornalisti voraci di scoop, ignari della privacy; conduttrici trattate come regine e con una luce degna delle Madonne di Raffaello; comuni che si arricchiscono col cosiddetto turismo nero. In quest'ultimo aspetto Capatonda si è proprio sbizzarrito a costruire scenette leggere, grottesche ed esilaranti, che vanno dal televoto per l'indiziato numero uno dell'uccisione di una contessa alla fantastica battuta dell'agente di viaggi (Andate a morire ammazzati). Un impianto puramente e deliziosamente grottesco e demenziale, grazie alle ottim(e) interpretazioni di Capatonda, che qui si conferma un eccellente caratterista, facendosi in tre: il sindaco del paesino Acitrullo, con la parlata macchiettistica, un turista veneto tranquillo che deve fare i conti con il resto napoletano della famiglia e un onorevole in grado solo di pronunciare le solite frasi suggerite e pseudosolidali; infatti la comicità di Marcello implica il linguaggio ed in particolare la mimica, affiancate e completate dall'ottima e solita spalla Herbert Ballerina, capelli lunghi e rimbambaggine ai massimi livelli, celebre soprattutto per il coprotagonista di "Che bella giornata". Qui rispettivamente sindaco e vicesindaco, i due formano una coppia affiatata ed esilarante solo al primo sguardo, ma non sono gli unici a strappare risate: nel cast troviamo buoni interpreti e ironici cognomi (come Fiutozzi e Spruzzone): Sabrina Ferilli nei panni della conduttrice del programma Chi l'acciso, spontanea e brava nel regalare satirici sguardi di tensione propri dell'entertainment contemporaneo; Nino Frassica, sempre simpatico, e anche Fabrizio Biggio come venditore ambulante. La satira è originalissima e alquanto amara: come ne "L'ora Legale", alla fine della visione ci sentiamo contenti di aver passato due orette leggere e senza volgarità gratuite, ma allo stesso tempo consci dei difetti del nostro Paese e dell'appartenere a determinate "categorie" di viziosi. Tuttavia, mentre i conduttori di Striscia costruiscono un'ottima commedia con la loro collaudata simpatia, l'autore di questo nuovo evento "all'italiana" dà vita ad una demenzialità con tutti i pregi possibili e quindi unica, dagli attori alla sceneggiatura, dagli sketch alle musiche (di Lorenzo Tomio), a volte tese a volte "fashion". Aggiungici poi trovate geniali come la narrazione iniziale che guida lo spettatore alla tortuosa via per raggiungere questo comune sperduto, ma anche la campagna pubblicitaria che si avvale di commenti sul film da parte della madre del regista e l'impalcatura comica è servita. Un'ottima lezione di cinema che non segue le convenzioni.