21 Marzo 2017    18:58

alberto

5,0   (su 1 voto)

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Una delle tracce più frequenti nei temi scolastici, la fuga di cervelli, finalmente è affrontata da un pusto di vista un pò più originale, ma soprattutto realista, dato che i giovani per finire gli studi e inseguire i propri sogni si recano fuori patria accompagnati dallla speranza, che a volte si trasforma in illusione altre nel conseguimento degli obiettivi. Putroppo in terra il paradiso non esiste, il viaggio, l'emancipazione, come può diventare la soluzione a tutti i problemi, potrebbe anche provocarne altri. La storia di questa pellicola infatti è un pò insolita ma per niente inverosimile e, molto saggiamente, nella consapevolezza della sua qualità, il regista Giovanni Veronesi, più attivo come sceneggiatore (ha vinto anche un David di Donatello e ha collaborato alla scrittura de "Il Ciclone"), la introduce con una carrellata di testimonianze (il titolo del film è tratto dalla trasmissione televisiva) di giovani italiani tutti entusiasti di essere "fuggiti" dall'Italia, lanciando un messaggio monocorde. E tra i disertori figura anche un amico del protagonista, Sandro, un giovane cameriere molto incerto sul suo futuro ma deisderoso di diventare uno scrittore, che vive col padre pugliese in costante impegno per arrotondare il misero guadagno del suo lavoro da edicolante. Col tempo nasce un'amicizia con un collega coetaneo, Luciano, che possiede dei contatti in grado di aiutarlo a fare fortuna a L'avana sfuttando la presenza poco diffusa del wi-fi. Dopo la bellissima scena in cui il padre, interpretato da un simpaticissimo Sergio Rubini, concede "un anticipo dell'eredità" con la consapevolezza che la felicità non ha prezzo, i due camerieri partono insieme e vengono accolti a Cuba da una ragazza carismatica quanto stravagante. Un trio davvero curioso e affascinante che non si dimentica, grazie alle ottime e spontanee interpretazioni di Filippo Scicchitano ("Bianca come il latte, rossa come il sangue"; "Allacciate le cinture"), Giovanni Anzaldo e la rivelazione Sara Serraiocco, che trasmette allo spettatore tanto: dal disperato desiderio di essere felice nonostante i tristi avvenimenti passati alla preoccupazione di apparire strana in certe occasioni. Nella seconda parte del film troviamo anche il mitico Nino Frassica, proprietario di una pizzeria, sempre grande mattatore e quasi magnetico nei suoi dialoghi stralunati contro i comunisti che offrono una comicità semplice e contemporaneamente spassosa. Ovviamente la location balneare è affascinante e le musiche dei Negramaro sono consone all'atmosfera che permea la vicenda: un misto di goliardia e malinconia, gioia di vivere e sofferenze del passato che vanno in cerca del loro sfogo. Una parabola molto carina su uno dei più banali ma anche più importanti messaggi di vita: niente è tutto rosa e fiori e per raggiungere i propri scopi non bisogna mai pensare che ci sia una strada più semplice, dando per scontato il successo. Anche se le statistiche parlano chiaro, la sceneggiatura di Ilaria Macchia, pur peccando di un finale un pò sbrigativo e filosofeggiante, è in grado di insegnarci che c'è chi ce la fa e chi no e che l'Italia non è l'unico paese che ha dei problemi.