18 Maggio 2017    20:29

alberto

5,0   (su 1 voto)

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Un perfetto mix tra film impegnato e d'intrattenimento. Lo sceneggiatore e regista Jordan Peele realizza un ottimo thriller con qualche elemento orrorifico, offrendoci un incubo ad occhi aperti, una progressiva discesa nel baratro con colpi di scena e improvvisi cambi d'atmosfera. Lo spunto viene sicuramente da "Indovina chi viene a cena", il classico del 1967 di Stanley Kramer, dato che l'inizio vede il protagonista di colore domandarsi sulla reazione che avranno i genitori della sua ragazza bianca quando verrà presentato, mentre lei gli risponde che non sono razzisti. Infatti gran parte della prima metà del film è tranquilla, piena di dialoghi interessanti, se non fosse per gli strani atteggiamenti dei domestici neri, con occhi sbarrati e sorriso a denti stretti palesemente finto. I guai cominceranno quando la madre praticherà sul povero protagonista un particolare tipo di ipnosi attraverso il rumore del cucchiaino contro la tazzina allo scopo di farlo smettere di fumare, ma che in realtà nasconde un segreto ben più complicato e inquientante.Tanta roba grazie alle tenebrose e tese musiche di Michael Abels, la paura che trasmettono allo spettatore gli attori e la ben costruita sceneggiatura, che non è fine a sé stessa, ma vuole toccare il sempre attuale tema del razzismo attraverso un dato di fatto: non ha motivo di esistere, non c'è un motivo per cui gli spaventosi obiettivi che si palesano alla fine abbiano come oggetto i neri, che purtroppo devono fare i conti con i pregiudizi, ed è emblematica la scena della festa, con ospiti tutti bianchi, tranne uno, e quando Chris lo vede lo chiama fratello, come se si sentisse meno minacciato dalla sua presenza. La svolta orrorifica fa davvero venire i brividi, soprattutto perché è verosimile, rende il motivo dell'uomo malato, disposto a fare cose orribili pur di soddisfare i suoi egoismi. Tuttavia a mio parere Peele vuole anche ironizzare sulle eccessive preoccupazioni che hanno i neri, girando così la frittata e presentando loro dei pregiudizi nei confronti dei bianchi, che magari non si pongono assolutamente problemi del genere. C'è dunque un significato ambivalente nella scrittura del film, che offre una parabola sul pregiudizio nel vero senso del termine, portando all'eccesso entrambe le fazioni, con lo scopo appunto satirico. Il protagonista, Daniel Kaluuya, interpreta ancora una volta un uomo vittima ma allo stesso tempo in grado di difendersi, dopo quello che è a mio parere l'episodio più bello della serie "Black Mirror", "15 milioni di celebrità. Da segnalare poi il simpatico Lil Rel Howery, nei panni dell'amico, che ha già capito i pericoli dietro l'angolo, tentando disperatamente di avvertire Chris. La pellicola, accanto a temi musicali come quello della magistrale scena iniziale, che rimane impresso, scoppi di violenza, scene di tensione palpabile e i rumori della tazzina, presenta anche aspetti comici, grazie all'amico e ad alcuni dialoghi. C'erano grandi aspettative, e devo dire che sono state soddisfatte, grazie all'onnipresente e malsana atmosfera di mistero e la capacità di non annoiare, che hanno permesso anche molte candidature agli MTV movie awards. Nelle scuole dovrebbero far vedere film come questo.