Il dodicenne Conor vive in un mondo che sembra odiarlo: la madre è malata di cancro e le sue condizioni peggiorano sempre di più, a scuola ci sono i bulli di turno che lo picchiano, non ha veri amici, ha il padre lontano e la nonna non gli va a genio, anzi la esorta più volte ad andarsene di casa. E' un animale notturno e durante le ore "proibite" disegna: una notte scoprirà che a mezzanotte e sette l'albero millenario vicino a casa sua si sveglia, si libera delle fronde e gironzola per la strada, ma l'esperienza di quest'ultimo, l'essere stato testimone di tante vicende dal Medioevo alla Rivoluzione Industriale, potrebbe essere d'aiuto al giovane uomo ad affrontare di petto anche la più brutta delle evenienze, che spesso hanno solo bisogno di una formula, di una "verità". Un percorso psicologico avente come tappe tre storie lungo la storia dell'uomo, con protagonisti un principe, un erborista e un uomo invisibile, ognuna metafora dei più grandi errori che un uomo può commettere, spinto dalla sua natura complessa, nell'eterna lotta per essere accettato dagli altri e nel disperato tentativo di vivere come vorrebbe lui. C'è però un dilemma: quest'albero gigante parlante, che appare come un lontano parente del Groot de "I Guardiani della Galassia", appartiene alla sfera del sogno o a quella della realtà? E' un semplice frutto del cervello umano creato come autodifesa dalle sventure, o è davvero una creatura che ha partecipato a tanti fatti mentre tutti lo consideravano semplicemente flora? Il finale enigmatico renderà ancora più ardua la risposta. E' questo uno dei migliori aspetti del film: il sottile confine tra i due mondi, l'elemento fantasy che, pur essendo così concreto, fa nascere comunque il sospetto di essere un mero "pensiero". Un dramma che però sembra riservare una soluzione, lasciando allo spettatore un senso di tenerezza e un ottimismo di fondo. Il rapporto tra i due non costituisce la solita amicizia, ma rimane comunque per il protagonista una valvola di sfogo, un "oggetto" che si palesa davanti a lui apparentemente per un motivo preciso, uno degli abitanti del suo mondo di fantasia che non gli provoca alcuna reazione isterica o di spavento a prima vista, anzi sembrava quasi aspettarlo. Juan Antonio Bayona, regista di "The Orphanage", "The Impossible" e dell'imminente sequel di "Jurassic World" rappresenta con semplicità la storia del romanzo da un'idea di Siobhan Dowd e scritto da Patrick Ness, che in veste di sceneggiatore regala molti dialoghi filosofici degni di nota, in una "favola" che si distingue dalle altre. Molto immedesimati nei personaggi gli attori, dal piccolo Lewis MacDougall alla madre Felicity Jones, che dimostra di sapersela cavare anche in un ruolo del genere, e anche la mitica Ripley di "Alien" Sigourney Weaver, la nonna. A doppiare in lingua originale il Tasso, con un bel design, che incute timore, e ottimi effetti speciali è Liam Neeson e in italiano ha la voce profonda e austera di Alessandro Rossi. Un film che commuove e intrattiene, e che non si ferma alla semplice narrazione della storia e delle storie.
Recensioni
Sette minuti dopo la mezzanotte (2016)
30 Maggio 2017 08:49
alberto
5,0 (su 1 voto)
Accedi per votare!Il dodicenne Conor vive in un mondo che sembra odiarlo: la madre è malata di cancro e le sue condizioni peggiorano sempre di più, a scuola ci sono i bulli di turno che lo picchiano, non ha veri amici, ha il padre lontano e la nonna non gli va a genio, anzi la esorta più volte ad andarsene di casa. E' un animale notturno e durante le ore "proibite" disegna: una notte scoprirà che a mezzanotte e sette l'albero millenario vicino a casa sua si sveglia, si libera delle fronde e gironzola per la strada, ma l'esperienza di quest'ultimo, l'essere stato testimone di tante vicende dal Medioevo alla Rivoluzione Industriale, potrebbe essere d'aiuto al giovane uomo ad affrontare di petto anche la più brutta delle evenienze, che spesso hanno solo bisogno di una formula, di una "verità". Un percorso psicologico avente come tappe tre storie lungo la storia dell'uomo, con protagonisti un principe, un erborista e un uomo invisibile, ognuna metafora dei più grandi errori che un uomo può commettere, spinto dalla sua natura complessa, nell'eterna lotta per essere accettato dagli altri e nel disperato tentativo di vivere come vorrebbe lui. C'è però un dilemma: quest'albero gigante parlante, che appare come un lontano parente del Groot de "I Guardiani della Galassia", appartiene alla sfera del sogno o a quella della realtà? E' un semplice frutto del cervello umano creato come autodifesa dalle sventure, o è davvero una creatura che ha partecipato a tanti fatti mentre tutti lo consideravano semplicemente flora? Il finale enigmatico renderà ancora più ardua la risposta. E' questo uno dei migliori aspetti del film: il sottile confine tra i due mondi, l'elemento fantasy che, pur essendo così concreto, fa nascere comunque il sospetto di essere un mero "pensiero". Un dramma che però sembra riservare una soluzione, lasciando allo spettatore un senso di tenerezza e un ottimismo di fondo. Il rapporto tra i due non costituisce la solita amicizia, ma rimane comunque per il protagonista una valvola di sfogo, un "oggetto" che si palesa davanti a lui apparentemente per un motivo preciso, uno degli abitanti del suo mondo di fantasia che non gli provoca alcuna reazione isterica o di spavento a prima vista, anzi sembrava quasi aspettarlo. Juan Antonio Bayona, regista di "The Orphanage", "The Impossible" e dell'imminente sequel di "Jurassic World" rappresenta con semplicità la storia del romanzo da un'idea di Siobhan Dowd e scritto da Patrick Ness, che in veste di sceneggiatore regala molti dialoghi filosofici degni di nota, in una "favola" che si distingue dalle altre. Molto immedesimati nei personaggi gli attori, dal piccolo Lewis MacDougall alla madre Felicity Jones, che dimostra di sapersela cavare anche in un ruolo del genere, e anche la mitica Ripley di "Alien" Sigourney Weaver, la nonna. A doppiare in lingua originale il Tasso, con un bel design, che incute timore, e ottimi effetti speciali è Liam Neeson e in italiano ha la voce profonda e austera di Alessandro Rossi. Un film che commuove e intrattiene, e che non si ferma alla semplice narrazione della storia e delle storie.