Yuni: dall'Indonesia un intenso ed emozionante racconto di formazione adolescenziale

Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival e sbarcato in Selezione Ufficiale alla 16esima edizione della Festa del Cinema di Roma, Yuni di Kamila Andini è un'opera potente e indelebile. La protagonista (la bravissima Arawinda Kirana) – che dà il titolo al film – è una giovane studentessa indonesiana, con una pressoché insana ossessione per il viola e con il sogno di iscriversi all'università. Per accedervi, è necessario ottenere una borsa di studio, nel caso in cui non si abbiano sufficienti risorse economiche, avere buoni voti in tutte le materie e non essere sposati. Yuni sembra essere sulla giusta strada per coronare il suo sogno, se non che iniziano a fioccare proposte di matrimonio. Nel paese in cui vive, si dice che rifiutarne due sia di cattivo auspicio, e la giovane si trova esattamente nella condizione in cui è costretta a decidere se proseguire con gli studi o convolare a nozze, nonostante non vi siano tracce d'amore.

Yuni racconta così il dramma che vivono moltissime ragazze provenienti da diverse parti del mondo. La particolare caratterizzazione della protagonista permette allo spettatore di percepirla più vicina, di empatizzare con lei più agevolemente. Yuni e le sue amiche sono ragazze come tante, segnate dal semplice (ma non banale) fatto di essere nate in una regione dove il matrimonio è un vero e proprio affare, da combinare e da cui trarre profitto. E dove non è probabile, sebbene nemmeno impossibile, seguire il proprio cuore e sposarsi per amore. La questione del libero arbitrio si insinua nella narrazione, scuotendo le coscienze e invitando alla riflessione. 

Nel corso delle vicende, entriamo nel mondo di Yuni, popolato di amiche fedeli – alcune delle quali già sistemate ma non per questo felici, anzi – di una nonna e una mamma che la adorano e vorrebbero solo il bene per lei, di insegnanti che ci tengono a lei e sanno consigliarla. Lo scenario che si delinea appare quindi piuttosto sereno, se non che gli imprevisti e le difficoltà della vita non ci mettono troppo a palesarsi. Considerando che si tratta di un racconto di formazione adolescenziale, questi saranno ancora più complicati da gestire e assimilare. 

Yuni somiglia per certi versi a una tragedia shakespeariana – il riferimento viene immediato nella struggente e poetica scena finale – imprimendosi nell'anima di chi vi assiste. Originale e pregevole è lo stile con il quale è resa la figura della protagonista (e tutto ciò che la riguarda): supportato anche dall'ottimo lavoro della fotografia e delle musiche, conquista immediatamente. Tra il realismo che restituisce il dramma di alcune condizioni esistenziali e lo sguardo pop dedicato solo ad alcuni momenti della narrazione, il risultato è un'opera stratificata, completa, inattesa. 

Tra i candidati indonesiani a competere per entrare nella shortlist dell'Oscar al Miglior Film straniero.

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