Yo-Yo Ma e i Musicisti della Via della Seta

Ognuno dei 7,4 miliardi di abitanti della Terra dovrebbe potersi sentire cittadino del mondo. Il nostro splendido pianeta non fu creato con confini politici o geografici: tranne infatti gli oceani, i deserti e le catene montuose - limitazioni naturali comunque superabili - ogni altra linea di separazione è stata imposta artificialmente dall’uomo. Ai nostri giorni, purtroppo, piuttosto che comprendere la grande importanza degli scambi tra culture diverse, sempre più spesso si pensa a erigere muri per impedire l'ingresso di immigrati. Questa inarrestabile politica di chiusura, che troppo velocemente si sta diffondendo in mezzo mondo, trova però un’inestimabile avversaria nella musica: linguaggio universale senza tempo né luogo, voce che unisce l’intera umanità.

Il regista Morgan Neville, vincitore, con 20 Feet from Stardom, dell’Oscar 2014 per il miglior documentario, presenta la figura di Yo-Yo Ma, il leggendario violoncellista di origini cinesi che nel 2000 fondò il Silk Road Ensemble: un collettivo musicale composto da 59 musicisti provenienti da Paesi diversi. Nato a Parigi nel 1955 e trasferitosi in seguito a New York con i genitori, Yo-Yo Ma, uno dei cosiddetti ‘bambini prodigio’, a soli 8 anni già si esibiva in televisione accompagnando personaggi del calibro di Leonard Bernstein. Il cineasta americano realizza un’opera eccellente; grazie all'alternarsi delle sublimi note degli orchestrali a filmati di repertorio, interviste, e immagini fotografiche di grande impatto emotivo, Yo-Yo Ma e i musicisti della via della seta diventa un unicum narrativo in cui la “diversità” viene rappresentata come arricchimento personale e sociale: non si deve temere l’altro, ma condividere con l’altro.

La Via della Seta - basta il nome per spingere la fantasia verso carovane di cammelli carichi di seta e pietre preziose che lentamente partivano dalla Cina per raggiungere il bacino del Mediterraneo - oltre ad essere un'essenziale via commerciale era un anche un formidabile percorso per la circolazione di persone, informazioni e idee: un dialogo continuo tra civiltà distinte. Morgan Neville mostra allo spettatore come Yo-Yo Ma, mettendo in comunicazione tra loro tradizioni lontane e apparentemente impossibili da unire, sia riuscito a ricostruire in chiave sinfonica e moderna quell’antico e affascinante tragitto. Tra i tanti artisti che compongono il Silk Road Ensemble convivono difatti: Kinan Azmeh, clarinettista siriano costretto a fuggire dalla sua terra martoriata; Kayhan Kalhor, compositore iraniano e virtuoso del kamancheh persiano, anche lui obbligato a lasciare il Paese natio; Cristina Pato, suonatrice galiziana di cornamusa; la cinese Wu Man e la sua pipa (strumento in legno a 4 corde della famiglia dei liuti). Il forte legame che ognuno di questi personaggi ha con le proprie radici - siano esse religiose, culturali, linguistiche o musicali - non gli impedisce di interagire con gli altri per dare vita a nuove e stupefacenti sonorità. Sì, perché è soltanto attraverso l’interscambio che fioriranno individui migliori, uomini e donne che a loro volta formeranno società più interessate ad abbattere barriere che non a costruirle: futura speranza per un mondo scevro da quei dannosi confini mentali che tutto distruggono.

Penso che quando la gente ti accoglie nel suo mondo, nella sua cultura così diversa dalla tua, ti mostra ciò che considera prezioso, è un grande regalo che ti fa. Tu allora devi dare qualcosa a tua volta, non dico restituire, ma trasmettere questo dono ad altre persone”, Yo-Yo Ma