Wildfire – Vite “in fiamme”
Lauren e Kelly (le intense Nora-Jane Noone e Nika McGuigan – venuta a mancare poco dopo la fine di questo film) sono sorelle nate e cresciute in una cittadina dell’Irlanda. Dopo l’esplosione di una bomba che ha ucciso il padre, e la successiva tragica morte della madre, Kelly ha fatto perdere le tracce di sé lasciandosi alle spalle un enorme vuoto e creando un dolore devastante nella sorella, rimasta a piangere da sola le ceneri della famiglia. Ma un giorno Kelly fa improvvisamente ritorno a casa, ritrova Lauren e anche la vecchia complicità di sorelle. Ma nella vita delle due resta sospeso il fantasma della madre e di una morte misteriosa, archiviata ufficialmente come incidente stradale ma spesso riferita come suicidio. Sullo sfondo di una nazione sempre alle prese con tensioni sociali, anche relative alle Brexit, le due sorelle cercheranno di fare chiarezza sulla scomparsa della madre, e di “sedare” quell’ossessione che in qualche modo le porta a non trovare mai una loro pace interiore.
Al suo debutto nel lungometraggio Cathy Brady, irlandese, gira un dramma a tinte fosche, tutto al femminile, dove a condividere la scena sono il fortissimo legame tra due sorelle cresciute in simbiosi, divise e poi riunite, e i drammi famigliari che hanno reso quel loro piccolo nucleo assai instabile.
Pur partendo da un contesto socio-politico e geografico ben definito, la Brady muove il suo film molto più in profondo, scavando nell’intimità di due sorelle dai caratteri forti (caratteri anche somatici) che devono vedersela con il (solito) mondo che etichetta e giudica con facilità ogni situazione e ogni persona appena fuori dai confini prestabiliti. La violenza, pratica e verbale, che fa da sfondo a un’Irlanda tumultuosa, simbolicamente rappresentata dal grande incendio (wildfire) che connota il “rosso” del film, fluisce infatti nella caparbia determinazione di queste due donne passionali e volitive, spesso definite “pazze” (soprattutto Kelly), spesso travolte da un mondo di facili giudizi e critiche.
Wildfire, dal canto suo, assorbe tutti i colori e le tonalità di una capace mano femminile (quella della Brady), delicata e forte, che muove una riflessione quanto mai attuale sulla nostra società, ma anche sul ruolo della donna, sulla crisi del lavoro, sul tarlo di un passato doloroso che ci impedisce di smarcarci da quel senso di perdita e incompiutezza. In 85 minuti di film emerge dunque il carattere – a tratti violento – di una sopravvivenza che si fa sempre più difficile, sempre più fuggitiva, dove le due sorelle, sempre insieme, si troveranno a correre verso un bivio, per poi dover scegliere tra le ombre del passato e le luci di un qualche futuro. Pur non perfettamente in equilibrio nelle sue parti, Wildfire ritrae con vivido realismo due vite in “fiamme”, facendo leva sull’intensa interpretazione delle protagoniste: belle, naturali e incredibilmente affiatate.