Widows - Eredità Criminale: occhio alle donne di Steve McQueen

Basato sull'omonima serie televisiva degli anni Ottanta, Widows è il nuovo lavoro di Steve McQueen, a distanza di cinque anni dal precedente 12 anni schiavo: quando i rispettivi mariti vengono uccisi dopo un colpo finito male, Veronica (Viola Davis), Linda (Michelle Rodriguez) ed Alice (Elizabeth Debicki) si trovano improvvisamente a dover collaborare per rimediare ai debiti che questi hanno via via disseminato in giro.

Scritto in collaborazione con Gyllian Flynn (autrice anche del recente Sharp Objects), il film appare come un bel cambio di stile per il cineasta britannico, che sceglie di rivolgersi ad un genere solido e definito come l'heist movie, senza però allontanarsi da ciò che più lo coinvolge, ossia il dramma di uomini e donne costretti a tirare avanti con quanto la vita offre loro, che siano dipendenze rischiose, idee politiche intransigenti o cosiddette eredità criminali. Per una volta infatti, l'espressione che accompagna il titolo italiano è estremamente esplicativa di un vero e proprio fil rouge che permea la storia: ognuna delle figure in campo ha un lascito da gestire, un lascito che non riguarda solo la progenie, quanto soprattutto affari e situazioni che hanno a che fare con corruzione, criminalità, traffici ben poco leciti. Dal figlio di un politico abituato a prendere mazzette alle mogli di ladri professionisti, tutti i personaggi si muovono, o almeno tentano di farlo, a modo loro, secondo le rispettive possibilità e personalità, in questo mondo fatto di abusi, di potere, di violenza (non solo fisica), di menzogne e di fatalità.

L'idea di avere delle donne come protagoniste permette alla pellicola di distinguersi, di elevarsi rispetto alla media del genere, e rende il tutto ancora più pregevole, incisivo, potente. Attraverso il loro sguardo si percepisce la portata ed il peso di una vita da moglie e madre, aggravata dalla consapevolezza di condividerla con un criminale. Si parla di figli e di responsabilità, ma anche e soprattutto di solidarietà femminile, un argomento corposo e spesso sottovalutato. Ma attenzione non si tratta di amicizia, non nel senso comune del termine. Questa ha bisogno di altri elementi per mettere radici e svilupparsi, mentre le donne sullo schermo hanno "semplicemente" un compito da portare a termine, ed hanno bisogno l'una dell'altra per farlo, ma sono solo affari. Almeno così sembra.

L'occhio della macchina da presa è implacabile, così come la stessa Veronica, portavoce eletta della vicenda, non concede spazio a sentimentalismi, facili immedesimazioni o soluzioni lusinghiere. Ancora una volta McQueen ci ricorda che la vita è dura, per alcuni più che per altri, ma esistono modi per farcela, per cavarsela, sta alla forza di volontà di ciascuno riuscire nell'impresa oppure no. Dal punto di vista puramente estetico tutto ciò viene restituito con un'intensità ed una precisione sensazionali; l'emozione straripa fuori dai confini dello schermo senza quasi accorgersene, dopo aver fermentato per più di 120 minuti, sulle note della bellissima The Big Unknown di Sade.

Magistrali le prove del cast al femminile, tra cui si può riammirare (dopo la prova in 7 sconosciuti a El Royale) Cynthia Erivo.