Venom: Ma ce n'era veramente bisogno?
E’ chiaro che la tentazione fosse forte. Dopo l’exploit di Deadpool a tuti è venuto in mente che i villain potessero funzionare forse meglio dei “super”.
Netflix ha subito centrato il bersaglio con il suo Punisher (che poi a dirla tutto non è che sia proprio un cattivo) e Sony aveva il materiale di Spider-Man in mano, compreso Venom, uno dei villain più iconici della Marvel.
Quindi presto fatto e si mette in cantiere il film affidandolo a Ruben Fleischer. Primo errore. Perché mai un regista che annovera al massimo un semi successo come Benvenuti a Zombieland e non uno che con le cupe note del terrore si destreggia la meglio?
Poi bisogna scriverlo questo film, e quando ti servono 4 persone per farlo, avendo già il materiale Marvel da cui partire, non depone benissimo: Scott Rosenberg (specializzato in film caciaroni), Kelly Marcel (ma davvero? Terranova e 50 Sfumature di Grigio, allora te la cerchi), Jeff Pinkner (beh… aveva fatto un buon lavoro con La Torre Nera… ah ah ah) e Will Beal (lasciamo perdere). Comunque sono riusciti a fare un bellissimo “spiegone” stile Disney su chi è buono e chi è cattivo, così che i bambini non si possano sbagliare.
A questo punto c’erano i soldi per pagare un paio di attori veri, meno male, Tom Hardy (applausi), doppiato in maniera invereconda, e Woody Harrelson, che compare per circa 49 secondi. In realtà c’è anche Michelle Williams con stampata in faccia quell’espressione sullo stile “che cosa sto a fare qui?”.
Effettivamente Hardy puntella il film in tutta la prima parte, ma poi arriva Venom e il costume, costume?
Caliamo un velo su tutto quello che riguarda i simbionti e il loro aspetto. CGI di bassissima lega che rende Venom e Riot due cose al limite dell’accettabile. Il punto più basso del film.
Dimentichiamo tutto questo e cerchiamo di capire come si sarebbe potuto salvare questo progetto, che comunque incasserà grazie al traino del nome.
Sarebbe potuto essere un film estremamente dark, vietato ai 14 minimo, con la vera paura a serpeggiare nella sala. Venom una sorta di Mike Meyers o Jason con la sua maschera che nasconde la vera natura dell’uomo, il Marilyn Manson del mondo Marvel.
Invece teste ingoiate, ma solo raccontate, sangue inesistente, morti invisibili e tanta, tanta tristezza.
Le cose migliori? Stan Lee, lo spot di lancio con l’A.S. Roma e il finalino. Stop!