Venezia 74: Gatta Cenerentola, piccolo gioiello d’animazione italiana
Vittorio Basile è di Napoli e fa l’armatore. Imprenditore buono e dalle idee ‘valorose’, e sempre affiancato dal fido agente Primo Gemito, Basile inventa una nave (la Megaride) che dovrebbe diventare il Polo della Scienza e della Memoria, un punto di volta per dare lustro e importanza a una città profondamente affossata dalla malavita e dalla decadenza. A intralciare il suo piano di rilancio, però, entreranno a gamba tesa le macchinazioni (tutt’altro che valorose) di Salvatore Lo Giusto, detto 'o Re, amante di Angelica Carannante, a sua volta già promessa in sposa allo stesso Basile. Anni dopo, morto Basile e naufragato inesorabilmente il suo sogno di ‘gloria’, a incarnare vita e imprese dell’armatore resterà solo la figlia Mia, oramai quasi diciottenne, allevata come una vera Cenerentola randagia dalla matrigna Angelica e dalle sei figlie di lei, che l’hanno ribattezzata Gatta Cenerentola.
Gatta Cenerentola, presentato nella sezione Orizzonti del festival di Venezia numero 74 è l’opera d’animazione italiana che davvero non ti aspetti. Ispirato all'omonima opera teatrale di Roberto De Simone e a sua volta tratto da La Gatta Cenerentola del seicentesco Lo cunto de li cunti di Gianbattista Basile, il film d’animazione diretto da Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone è qualcosa di davvero sorprendete e innovativo all’interno del panorama cinematografico italiano. La fiaba di Cenerentola si fa largo all’interno di una realtà tutta napoletana, dove il melò musicale e le sonorità nostalgiche raccontano una Napoli ferita e mortificata, dalle quali però emerge di peso anche la forza della creatività e della ricchezza artistica che la contraddistinguono “Vedi Napoli e poi muori”.
Nella grafica semplice e nel tessuto lieve della storia (forte di un finale in crescendo e dalla grande portata emotiva), Gatta Cenerentola racconta la forza dell’innovazione e delle buone idee che si scontra con la malavita e con il regime anarchico delle cose. La dolce Mia, lascito prezioso del buon agire, dovrà infine vedersela con una controparte femminile ben più navigata e smaliziata di lei, potendo contare solo sull’aiuto del fido aiutante del padre Primo Gemito. In questo confronto umano e sociale, Gatta Cenerentola sfrutta l’immediatezza del tratto grafico e il potere suggestivo e a tratti magnetico di una musicalità tutta napoletana, per mettere a fuoco la bellezza che si scontra con la decadenza, il valore positivo che deve piegare il suo negativo per prevalergli.
Tanto delicato e poetico da ricordare l’animazione francese, incastonato in un’atmosfera di acqua e mare che rende alcune immagini ancora più evocative, il film di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone è un piccolo miracolo di coraggio e autenticità, ricavato dalla voglia reale di parlare della propria terra con il giusto mix di partecipazione e distacco, portandone alla luce il brutto, ma anche il dannatamente ‘bello’.