Van Gogh – sulla soglia dell’eternità: Schnabel, Dafoe e l’estasi febbrile di un folle genio

Il film è ambientato ad Arles e ad Auvers-sur-Oise, siamo nel 1886 in piena effervescenza impressionista. Dopo un lungo periodo di disperazione, Van Gogh (Willem Dafoe, in nomination come migliore attore protagonista ai prossimi Golden Globes) incontra Paul Gauguin (Oscar Isaac) che gli consiglia di andare al sud. Lui lo farà, e quando arriverà nella città rurale di Arles, capirà di essere a casa: ha finalmente trovato la sua fonte di luce. Ma cosa stava succedendo nella mente dell'artista? Come ha fatto a creare quei capolavori, e cosa lo ha spinto? A provare a rispondere a queste domande ci ha pensato Julian Schnabel, e il risultato è dirompente.

La figura di Vincent Van Gogh è stata portata sul grande schermo da numerosi cineasti, basti pensare a Brama di vivere di Vincente Minnelli (con un iconico Kirk Douglas), a Vincent & Theo di Robert Altman, a Van Gogh di Maurice Pialat e al lavoro d’animazione Loving Vincent di Kobiela e Hugh Welchman, eppure, Van Gogh – sulla soglia dell’eternità non è l’ennesima opera biografica su vita, morte e miracoli del genio olandese, ma uno splendido film che aiuterà gli spettatori a penetrare nell’immaginario del celebre artista dei Paesi Bassi.

Cos’è che rende però speciale quest’opera di Schnabel? Innanzitutto, Schnabel stesso. Sì, perché il regista statunitense – noto nel mondo cinematografico per avere diretto Basquiat (1996) e Lo scafandro e la farfalla (2007) – è egli stesso uno dei più famosi pittori della scena newyorkese. Ora, da “l’uomo con il pigiama” (soprannome dato a Schnabel per la sua passione di indossare sotto la giacca quell’indumento intimo) non ci si poteva aspettare un biopic tradizionale: e infatti così non è stato. Attingendo a lettere, biografie, leggende delle quali tutti hanno sentito parlare, pur trattandosi in fondo di un lavoro di pura immaginazione il filmmaker americano offre al pubblico una visione personale di Van Gogh: un magnifico viaggio nella dimensione trascendentale tra uomo e natura. Aiutato nella sceneggiatura da Jean-Claude Carrière (Bella di giorno e Il fascino discreto della borghesia), Schnabel si lascia andare a una sfida quasi viscerale, quella di trasportare lo spettatore negli occhi di un pittore durante l’atto della creazione.

Le tante immagini volutamente sfocate, l’improvviso crescendo musicale, i continui primi piani sul volto emaciato dell’immenso Dafoe e sui suoi occhi – ora smarriti nell’ammirare la bellezza della natura, ora persi in un’estasi febbrile – sottolineano l’esplorazione della soggettività del personaggio evidenziandone i tormenti interiori: debolezze dolorose che accompagneranno Van Gogh fino agli ultimi giorni di vita.

Van Gogh – sulla soglia dell’eternità è un’opera incentrata sul processo creativo di un pittore realizzata da un pittore, una corsa a perdifiato tra campi di girasoli e distese d’erba, l’abbraccio caldo e avvolgente di un fratello come Theo, la follia che spesso si accompagna alla genialità, un caleidoscopio dove i colori brillano sotto la furia di un pennello... è l’interpretazione di Willem Dafoe.