Una vita da gatto

Una vita da gatto rientra a pieno titolo nel filone dei film per famiglie, quelli a cui ci hanno ben abituati gli anni '80 e '90, quelli in cui ci sono di mezzo un papà troppo dedito al lavoro e particolarmente carente quanto al ruolo di capofamiglia, un animale che si ritrova suo malgrado “posseduto” da un umano, con tutta l'ilarità che ne consegue, un cattivo di turno, in questo caso un avido collega di lavoro, e una bimba tenera e bisognosa di affetto.

Se poi il cast è composto da Kevin Spacey – che abbandona per un momento il ruolo del Presidente degli Stati Uniti di House of Cards per trasformarsi in Tom Brand, ricchissimo ed egocentrico uomo d'affari della Big Apple -, Christopher Walken – bizzarro proprietario di un negozio di felini, ruolo a lui congeniale visto che è un amante dei gatti e ne ha avuti parecchi – e Jennnifer Garner, giovane moglie che supplisce l'assenza del marito, ecco che il film acquista una marcia in più.

E se a comandare la ciurma c'è Barry Sonnenfeld, regista della trilogia di Man in Black, ritmo e coinvolgimento non mancheranno di certo. Tra l'altro, tanto di cappello a Sonnenfeld che, nonostante sia fortemente allergico ai gatti, ha girato dal vivo la maggior parte delle scene, chiedendo unicamente che il protagonista peloso fosse un gatto siberiano, nota razza ipoallergenica oltretutto difficile da trovare. Ma alla fine Mister Fuzzypants è stato interpretato da tre gatti diversi, per la gioia dei più piccoli che hanno potuto apprezzarne gli occhioni furbi ed espressivi e il folto mantello.

Alla vicenda principale si aggiungono dettagli della contemporaneità che la rendono ancora più autentica, vedi la sorellastra di Rebecca, perennemente incollata al suo iphone tempestato di cristalli, firmata dalla testa ai piedi e sempre in compagnia dell'odiosa madre, nonché ex moglie di Tom; anche lei ingioiellata e portatrice di svariate migliaia di dollari tra borse, accessori e vestiario. Il tipico quadretto delle divorziate americane che hanno dissanguato l'ex marito e che a suon di botox, sartorie e gioiellerie, continuano a farsi belle con i soldi del malcapitato in questione.

Una vita da gatto è nettamente diviso in due parti: nella prima, decisamente più esilarante, assistiamo alla nuova vita di Tom nel corpo del bellissimo Mister Fuzzypants, altrimenti detto “pelosone”: proprio lui che odia i gatti ora si ritrova ricoperto da un folto mantello, ha una lunga coda che agita perennemente perché è sempre arrabbiato, si rifiuta di mangiare l'orrido cibo per gatti che la dolce moglie Lara gli prepara, invoca l'annegamento quando la figlia gli fa il bagno e si ingegna per bere un po' del suo scotch preferito, finendo poi a pancia all'aria completamente ubriaco. Buffissimo, non c'è che dire: i bambini si faranno grasse risate insieme a lui, alle sue espressioni feroci e al suo sarcasmo.
Nella seconda parte l'intreccio prende il sopravvento sulla comicità e pian piano si delinea il piano del perfido Ian, deciso a vendere la società del suo capo e a prendere in mano le redini dei suoi affari finanziari.

Come in ogni commedia per famiglie che si rispetti, è garantito il momento di commozione finale, perfettamente associato al tripudio di buoni sentimenti che sprizzano dalla famiglia Brand. Da Lara a sua figlia Rebecca, fino al figlio David, avuto dalla precedente moglie, tutti sentono la mancanza di Tom, tutti hanno lottato per entrare nelle sue grazie ma solo lui, alla fine, deve fare i conti con se stesso e con i propri errori, per riscoprire, nel classico lieto fine, quanto impostante sia la famiglia e quanto prezioso sia il tempo trascorso con essa.

Non certo originale – di trasmigrazioni in corpi altrui ne abbiamo viste fin troppe – ma simpatico: Una vita da gatto è un gradevole passatempo che intrattiene i grandi e diverte i più piccoli, da sempre ammiratori di tutto ciò che ha a che fare con gli animali e con le cose buffe che combinano.

E in questo Mister Fuzzypants, alias Kevin Spacey, è davvero un esperto. Al grido di “porco cane!” quando qualcosa lo spaventa, il gatto che dà il titolo al film ci trascina nei meandri di una famiglia come tante, con un'armonia solo apparentemente sopita ma con affetto e tenerezza pronti a scaturire da ogni componente. Godibile, tenero e divertente.