Tutto in famiglia – Recensione di “Vulnerabili”
Tratto da brevi racconti dell'americano Richard Bausch, il film del non troppo proilfico Gilles Bourdos (5 lavori in 22 anni) si svolge nell'ambito di tre rapporti famigliari che si avvicinano e si allontanano tra di loro scontrandosi soltanto per brevi momenti. E se i personaggi delineatissimi si ergono quasi a livello di simboli, le loro storie non sembrano trovare soluzione. Tant'è che il finale ambiguo lascia spazio ad una forma di riscatto, così come ad un finale senza speranza.
A dire il vero i finali (ne parliamo ma, ovviamente, non li sveliamo) sono molti ed è forse verso la fine che il film affascina di più. Perché, se la prima parte rivela un grande lavoro sulla parte, spostando il baricentro più sulla bravura degli interpreti (tutti eccellenti) che sull'intreccio è pur vero che il ritmo latita. Stranamente è quando c'è il presagio di una morale (che comunque alla fine non c'è) che tutto sembra filare meglio.
Questo è un film che parla di incomprensioni, di fili sottili a tenere i rapporti, di violenza inaccettabile ma al di là delle azioni, parla anche di fragilità, incapacità a capire e di tanto dolore. Ed è per questo che, alla fine, è più un film di attori che di situazioni. Se siete affezionati al classico film francese più legato alla “poesia” che alla prosa, questo è il film che fa per voi (nonostante la poesia sia legata a molti choc). Tutti bravi ma...