Tutti i ricordi di Claire - L’oscuro silenzio delle cose
Madre e figlia nella realtà, madre e figlia nella finzione. Catherine Deneuve e Chiara Mastroianni di nuovo insieme sul set, dopo l’esperienza maturata in Tre cuori di Julien Boivent del 2014.
In Tutti i ricordi di Claire la regista Julie Bertuccelli si focalizza sui complicati rapporti interpersonali tra le due protagoniste, inseguendo le ombre di possibili riverberi nel vissuto di entrambe le attrici. Il dramma ne giova indubbiamente, essendo più appetibile specie per uno spettatore di grado medio-elevato, ovvero il target a cui l’opera si riferisce. Con questa semplice mossa, Bertuccelli aggiunge una maglia in più alla “catena del valore” del film; eppure, l’operazione costellazione di star della stessa galassia non riesce al 100%.
Lo snodo essenziale del fallimento di Tutti i ricordi di Claire è dovuto proprio alla regina del cinema francese: il volto iconico della bellissima settantaseienne entra dirompente come un virus in ogni singola inquadratura, incidendo la sintassi del lungometraggio. Questo perché un mostro sacro come la Deneuve, giunta a questo punto della sua carriera, non può non immettere l’identità di tutti i personaggi che ha interpretato nel corso del tempo in quello dell’anziana Claire. Questi corpi estranei - che hanno scritto grandi pagine del cinema di Ferreri, Buñuel, Truffaut, Polanski e molti altri ancora - potrebbero fecondare il racconto, nobilitando con le loro fuggevoli apparizioni la linearità degli schemi. Ma, suona tutto troppo aulico e distante, troppo “telefonato” sulla consapevolezza cinefila del pubblico. L’intoccabilità della diva, invece, dovrebbe essere presa di petto, quasi demolita per lasciare spazio a una nuova reinterpretazione della sua aurea.
Chiuso il discorso Deneuve, apriamo un nuovo capitolo incentrato sul rapporto tra oggetti e personaggi: fulcro su cui si basa Tutti i ricordi di Claire. L’Io della protagonista si è sempre nutrito dell’apporto vivificante di tanti gingilli, fronzoli e ammennicoli, che hanno impedito alla vedova di sentirsi davvero sola negli ultimi decenni.
Gli oggetti esterni sono stati introiettati nel recesso più profondo della sua identità che, come tante mollichelle di pane, ricordano alla donna esperienze e momenti salienti del suo triste passato. Sembra quasi che la sua capacità di pensiero sia costantemente perturbata proprio dallo stordimento emotivo che la sovrasta quando i suoi occhi si posano su qualche ricco orpello. E, ora che per lei il buio si avvicina, Claire sente il bisogno impellente di scuotersi via quell’opprimente sensazione che la incatena al mondo terrestre, come se la passività che tanti anni prima ha dimostrato con il marito e la figlia fosse dovuta proprio a questo genere di dinamiche. Infatti, quel poco di affetto che lega ancora madre e figlia viene a galla proprio nell’istante in cui Claire mette in vendita nel suo giardino tutto ciò che era stipato nelle stanze della sua enorme villa.
Tema interessante se non fosse che ritraccia il suo significato nella forma più elementare di esercizio stilistico.