Tully & Margo

Una doverosa premessa: a me, fino a 10 anni fa, piaceva Jason Reitman.
Ora mi piace di nuovo!
Questo per dire che Tully è molto più vicino a Young Adult che ai film più recenti, anzi potremmo quasi dire che in un certo qual senso ne è l’estensione.
Dipenderà dal fatto che Diablo Cody è tornata alla sceneggiatura?

Marlo è una donna incinta del suo terzo figlio. Impegnata sul fronte lavoro e di casa, con il primogenito affetto da una leggera forma di autismo, soverchiata dalla vita stessa, in un certo qual senso, viene finalmente colpita dalla soluzione: una tata notturna.
E’ il ricco fratello che ha la geniale idea e Marlo, dopo un iniziale rifiuto, trova in Tully, la tata, la soluzione ai sui problemi.
Può finalmente dormire, rivedere una vita a colori, godersi la famiglia, insomma essere mamma, moglie e donna.
Il prezzo da pagare, però, è la dipendenza: Tully diventa un’esigenza.

La forza del nuovo film di Reitman, l’ho già detto che a volte è geniale?, sta nella capacità di restituire una realtà fin troppo cruda. Il vissuto della famiglia di Marlo è quello di qualunque altra famiglia che si è trovata a crescere dei figli.
La capacità più rilevante diventa quindi il saper costruire sulla quotidianità e sui piccoli drammi di ogni giorno, una struttura ironica e divertente, talvota cinica, senza perdere la profondità di sentimenti e di vissuto.
La Theron, forse anche per il suo percorso anagrafico sembra il perfetto archetipo della donna-madre, di quella che “aveva il mondo ai suoi piedi” e che ora è in “ginocchio davanti al mondo” e Mackenzie Davis ha tutta quell’energia dei vent’anni in cui Marlo si ritrova.
La loro folle notte a New York, la voglia di ritornare in quei posti dove da giovane si stava bene, la necessità di mollare le briglie per una sera, lasciarsi andare, ubriacarsi, sognare e poi tornare alla realtà, è l’esplosione di quel desiderio che tutti hanno di combattere la routine della quotidianità, il terribile mostro che divora tutto e tutti senza pietà e senza ritegno.

Alla fine, come in tutti i loro film Reitman-Cody, troveranno un modo singolare per portaci fuori dal buio della sala con qualche consapevolezza in più e una soluzione mai banale al bandolo della trama.
Bentornato Jason, tu sei riuscito dove Cameron Crowe ha tristemente fallito… ma questa è un’altra storia