Truth: Il prezzo della veritÃ
Con Truth – Il prezzo della verità torna il filone cinematografico dedito all’enfatizzazione della professione reporter e del grande giornalismo di stampo statunitense.
Ma, l’efficacia narrativa de Il caso Spotlight è lontana, sebbene sarebbe stata utilissima per attivare la dialettica comunicativa.
Lo sceneggiatore James Vanderbilt sceglie per il suo debutto dietro la macchina da presa il memoir Truth and Duty: The Press, the President, and the Privilege of Power, in cui la produttrice della CBS News Mary Mapes espone i dettagli dell’inchiesta andata in onda nel programma 60 Minutes sull’allora Presidente George Bush e sul suo nebuloso servizio militare.
L’opera prima dello sceneggiatore di Zodiac non si sottrae alla scelta dell’impegno, radicalizzando il pensiero di Mapes per le due ore di cui si compone il film. Con una certa faziosità, Vanderbilt ritrae la protagonista come una moderna Giovanna D’Arco dell’etere, mettendo in risalto l’integrità morale e l’etica professionale della Mapes.
Purtroppo, risulta difficile accettare a priori la difesa di una giornalista che, pur avendo vinto il Peadbody Award nel 2005 per il servizio sugli abusi condotti all’interno della prigione militare irachena di Abu Ghraib, dimostra invece un atteggiamento degno di una novellina alle prime armi.
Apprezzando il fatto che la Mapes ha sempre proposto le proprie idee e le proprie verità senza lasciarsi deviare dal potere esercitato dai “padroni”, le si può recriminare di aver fallito laddove non ha fornito prova di un operato science oriented, in cui ogni informazione per essere divulgata deve essere precedentemente vagliata da un’attenta verifica delle fonti.
La pellicola mostra come i vecchi dinosauri della stampa siano costretti a cedere il passo all’inesorabile futuro dell’informazione 2.0 rappresentato dai blog, mentre ai manager delle emittenti televisive preme soltanto rivolgere la loro attenzione altrove, ovvero nella capacità di commutare le news in moneta sonante.
Il vero interesse per Truth – Il prezzo della verità risiede più che altro nella rappresentazione del rischio ambientale di veder schiacciato il giornalismo old style dall’onda anomala dei new media e del world wide web.
Per parafrasare Umberto Eco, la tesi del regista è che internet abbia promosso gli scemi del villaggio a portatori di verità assolute, riempiendo i blog di affermazioni diffamatorie, attacchi personali, insulti e minacce.
Presentato all’ultima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, Truth si sarebbe potuto salvare soltanto esaltando la funzione del dubitare come chiave per forzare i varchi e approdare finalmente all’evidenza del sapere. Invece, allo stato attuale il film è unicamente una buona prova d’attore per una Cate Blanchett risucchiata nella personalità intransigente di Mary Mapes e per un misuratissimo Robert Redford.