Trolls

Trolls è il tipico prodotto per bambini, diciamocelo subito in modo chiaro. Storia lineare. Canoni e stilemi già collaudati, canzoncine sparse e personaggi coccolosi. Roba da diabete per essere precisi.
La storia è questa: i Trolls sono delle creaturine ben lontane dall’immagine di tolkeniana memoria. Niente a vedere nemmeno con quelli di Harry Potter, ma piuttosto con delle bamboline capellone per bambini.
Questi esserini ultra colorati, dalle improbabili acconciature, passano il tempo a cantare, abbracciarsi, festeggiare e ritagliare cose per i loro album dei ricordi. La loro felicità è talmente contagiosa che i tristi e feroci Berghen sono convinti che solo mangiandone uno, possano essere anche loro felici.
I Trolls sono così stati imprigionati in un albero al centro di Berghentown, pronti per essere mangiati una volta l’anno.
Ovviamente sono fuggiti, ma i Berghen, e soprattutto la perfida Chef, non si sono arresi e sono intenzionati a riprenderli.

Plot semplice, svolte narrative chiare fin da subito, tensione inesistente per gli adulti, ma non per i più piccini, e serie di personaggi ben caratterizzati (cosa propedeutica al merchandising): la principessa ottimista, l’eroe -suo malgrado- pessimista e oscuro, il frikettone, l’imbelle e via dicendo.
Si ride, o meglio sorride, mentre il tempo scorre scandito da tanta musica anni ottanta inserita ad arte nel contesto narrativo (come il “True Colors” di Cindy Lauper), purtroppo tradotta in italiano, anche se bisogna dire che Elisa è veramente brava sia nel cantato, ovviamente, che nel doppiaggio vero e proprio.

L’aspetto estetico del film è quello più rivoluzionario, se vogliamo. Tutto è ambientato in un mondo di lana cotta, gli stessi Berghen sono dei peluche spelacchiati, mentre i Trolls sono dei più disparati materiali, porporina compresa e si rifanno a quelle bamboline di gran moda alla fine degli anni ‘70 e per tutti gli ‘80. Ad enfatizzare questo aspetto, che nella fasi di azione animata passa in secondo piano, degli intermezzi narrativi realizzati in stop motion (o pseudo tale visto che il film è tutto in CGI) con degli album di patchwork animati.

Non è certo uno dei migliori prodotti usciti dalla DreamWorks, niente a che fare con Shrek o Kung Fu Panda, niente letture multilivello, ma decisamente qualcosa più orientato ad un target molto piccolo: i bambini tra i 4 e i 10 (a tirare molto) anni. Gli accompagnatori adulti si faranno qualche risata e ricorderanno qualche motivetto.