Tiramisù

Dopo avere trascorso venti anni della sua vita a fare l’attore, Fabio De Luigi decide di mettersi dietro la macchina da presa e reinventarsi regista. In questa nuova veste dirige e scrive Tiramisù, una commedia brillante che lo vede anche protagonista. Spiace dirlo, però questa volta il bravo interprete romagnolo sembrerebbe avere fatto il passo più lungo della gamba.

Il film narra la storia di Antonio Moscati, un imprenditore sanitario che raggiunge il successo grazie a metodi poco puliti. Proprio a causa di questi suoi non limpidi sistemi rischierà di perdere ciò che ha di più caro al mondo, sua moglie Vittoria.

Il debutto alla regia di De Luigi purtroppo non convince. Assistere alla proiezione di Tiramisù è un po’ come vivere in un continuo deja vù, le tante gag presenti nel film sono infatti scontate e già viste. Il tema scelto per dare corpo ai vari sketch e inanellarli tra loro è quello della corruzione legata alla Sanità: chi vi ricorda? E chi, se non il celebre Guido Tersilli medico della mutua? Ma, anche senza voler fare confronti, il risultato finale è modesto, perché, nonostante si riconosca a De Luigi il grande pregio di avere evitato una comicità volgare… nella sua opera si ride ben poco. Vero è che il taglio estremamente televisivo e la caricatura troppo accentuata di alcuni personaggi non aiutano la fluidità della visione. Si fa infatti fatica a seguire le battute dell’attore palermitano Angelo Duro, sempre fastidiosamente sopra le righe e quindi poco credibile, e anche i differenti accenti tra consanguinei –  fratello e sorella, l’uno con cadenza siciliana, l’altra quasi settentrionale - spiazzano non poco lo spettatore.

Un interessante elemento del film è comunque l’importanza che il regista dà al mondo femminile. Disegnando Aurora come una donna forte e decisa, De Luigi offre alla brava Vittoria Puccini la possibilità di interpretare un personaggio chiave, ruolo questo che mette in risalto le sue ottime doti d’attrice. La presenza di Pippo Franco, poi, è una piacevolissima riscoperta. Erano anni che si erano perse le tracce del cabarettista romano, e ritrovarlo nei panni di un pediatra incorruttibile, saggio e “serio”, è stata davvero una bella sorpresa: allora, perché non approfondire questa sottotrama? Avere sprecato una bellissima trovata per fare posto ai cliché è un gran peccato, perché gettare alle ortiche questa splendida occasione? La voglia e la curiosità di percorrere nuove strade – regia e sceneggiatura -  non sono purtroppo bastate a Fabio De Luigi per creare un prodotto degno di nota: forse sarebbe stato bene ricordare che… il troppo stroppia!

L’idea di usare come “mazzetta” un semplice tiramisù, anche se di ottima fattura, non conquista lo spettatore come invece avviene nel film. Non sarà che il famoso ingrediente segreto, tanto nominato da Aurora, sia rimasto chiuso in dispensa? Già, perché a fine proiezione nel palato del pubblico resta solo un vago, persistente retrogusto amarognolo!