Ti Guardo
A volte capita che la traduzione dei titoli di film stranieri sia totalmente fuorviante, è questo il caso di Desde Allà, trasformato in Ti Guardo, ma che letteralmente vuole dire “da lontano”. Per comprendere la complessa figura di Armando, il protagonista dell’intensa e potente opera prima di Lorenzo Vigas, questa premessa è fondamentale.
Ti Guardo, Leone d’Oro all’ultima Mostra di Venezia, racconta di carenze emotive, omosessualità, confronto sociale e rapporto padre/figlio. Armando (Alfredo Castro), che lavora in uno studio specializzato in protesi dentarie, è un uomo che vive in solitudine, incapace di amare e di emozionarsi. Ma quando incontrerà Elder (Luis Silva), ragazzo violento dei bassifondi di Caracas, qualcosa in lui inizierà a cambiare. Lorenzo Vigas ritrae i suoi personaggi in modo sobrio e distante, li osserva senza giudicarli e, facendoli muovere su due binari apparentemente paralleli, quindi intoccabili tra loro, dà forma a un’unione tanto forte quanto imprevedibile. Armando e Elder provengono da universi assai differenti, e non soltanto per ceto economico ma anche per appartenenza sessuale: il primo è un gay a cui piace solo guardare, il secondo è eterosessuale a tutti gli effetti. Ma c’è una sottile linea rossa che li legherà comunque, nel bene e nel male: la mancanza di un padre. Sì, perché è proprio dall’assenza di questa importantissima figura che il regista venezuelano prenderà spunto per disegnare la natura tormentata dei due protagonisti.
Stilisticamente, le frequenti inquadrature sfocate utilizzate da Lorenzo Vigas, altro non sono che un escamotage per rappresentare la difficoltà di relazionarsi di Armando, che appare e scompare tra la folla come uno spettro intrappolato nei conflitti del passato: un fantasma senza affettività. La bellezza di alcune scene e quella dei lunghi silenzi, contrastano in maniera perfetta con il rumore assordante della grande città sudamericana, e il ritmo a volte serrato viene magistralmente rallentato dalla profonda intensità degli sguardi. Le sequenze brevi, ma di alta espressività di disagio, contribuiscono a costruire un magma d’inquietudine dal quale chiamarsi fuori sarà quasi impossibile.
Il bravissimo Alfredo Castro, attore feticcio di Pablo Larrain, ci travolge con le sue anestesie espressive che bucano lo schermo, il suo personaggio non riesce a connettersi con il mondo che lo circonda, non lo tocca e non si fa toccare: lo vive, appunto, “da lontano”. Ma la grande sorpresa è Luis Silva, dotato di un fascino animalesco che ricorda Marlon Brando in Fronte del Porto, un giovane attore che non sembra stia recitando, un volto di pasoliniana memoria.
Ti Guardo è un film coraggioso, il Venezuela è infatti uno Stato dove il “machismo”, il procreare figli per poi irresponsabilmente abbandonarli, la suddivisione in caste, sono tutt’ora questioni spigolose da superare. Ma il Venezuela è poi così diverso dall’Italia? Sì… se lo guardiamo da lontano!