Ti amo presidente
Proprio nell'anno che vede il presidente americano Barak Obama cedere il testimone, esce il film che racconta il suo primo appuntamento con Michelle: in Ti amo presidente, presentato allo scorso Sundance Film Festival, il regista Richard Tanne pone l'attenzione sulla coppia che, circa vent'anni dopo, sarebbe passata alla storia. Giovani e tenaci, fiduciosi e brillanti, ancora lontani dalle luci della ribalta eppure già proiettati verso un futuro luminoso.
Era una calda giornata estiva del 1989 e Barack stava facendo un tirocinio presso un importante studio legale di Chicago. Michelle Robinson (Tika Sumpter) era la sua tutor, una donna fascinosa e pronta a combattere pur di farsi valere - esponente del gentil sesso, per di più afroamericana - in un universo di avvocati bianchi.
Il film che Richard Tanne ha scritto e diretto racconta aspetti inediti - per lo meno in Italia - dell'ormai ex primo presidente di colore e della sua vivace first lady. Dimenticate per un momento abiti formali, tenute da gran sera e stanze ovali e pensate al giovane Barack, interpretato da Parker Sawyers che somiglia davvero moltissimo a Obama, che fumava come una ciminiera, guidava una macchina sgangherata con tanto di buco arrugginito sul pavimento – il produttore Robert Teitel è riuscito a trovare la stessa che possedeva realmente Obama - e parlava con astio del proprio padre, andato via quando lui era piccolo. A un giovane che, tra le case popolari di un quartiere nero di Chicago, aiutava i fratelli a realizzare i propri sogni, lasciando loro intravedere un futuro al di là di quelle strade aride e impietose.
E pensate anche a Michelle, che negli ultimi anni si è dimostrata una valida spalla per il marito e che ha sempre sfoggiato mise eleganti e raffinate. All'epoca era un avvocato brillante che tentava di farsi strada nello studio legale presso il quale lavorava come associata, vivendo con i suoi genitori per occuparsi del padre malato di sclerosi multipla che, nonostante le stampelle onnipresenti, andava a lavorare tutti i giorni.
Ognuno con il suo carico di dubbi, desideri e qualche rancore, i due giovani ci vengono rappresentati in maniera nostalgica, complice l'immagine quasi sgranata, lontana anni luce dall'immediatezza dei potenti mezzi contemporanei.
Prima di diventare presidente americano e first lady, Barack e Michelle erano due semplici colleghi: leggermente ingenuo lui, decisa e caparbia lei. Si incontrano, passeggiano, parlano – lei gli chiede se si occuperà di politica e lui risponde sibillino: “può darsi” -, discutono animatamente.
Si confidano l'uno con l'altra, chiacchierano davanti a una birra, guardano Fa' la cosa giusta di Spike Lee e infine, il tanto atteso primo bacio arriva.
A lui piacciono le torte mentre lei è golosa di gelato; lui a Honolulu fumava marijuana mentre lei studiava a Princeton venerando il fratello Craig, portentoso nella pallacanestro. Lei voleva lavorare per i diritti civili, lui era un rubacuori. Sostanzialmente, Barack e Michelle come non li avete mai visti.
Con grazia e autenticità, il regista ci porta indietro di circa ventotto anni, presentandoci i protagonisti in maniera genuina e condendo la narrazione con quel pizzico di romanticismo che ha intravisto negli sguardi che Barack e Michelle hanno continuato a scambiarsi nel corso dei due mandati. Ispirato dal loro legame così intenso e sincero, cosa rara per dei personaggi pubblici, Tanne ha voluto raccontare la profondità dei sentimenti che un nuovo amore è in grado di suscitare. Con tocco fluido e un ritmo vivace, il film, seppure nella sua brevità, è un piccolo, gradevole omaggio a una coppia che, volente o nolente, apprezzata o meno, ha segnato un'epoca.
In quel lontano 1989 Michelle era restia a passare la giornata con il collega e lui, a sua volta, aveva trascorso un intero pomeriggio cercando di conquistarla. Alla fine ci è riuscito. Il resto è storia.