The witch

Se il lungometraggio d’esordio di Robert Eggers lascia emergere in maniera evidente il sapore di una favola nera con nient’affatto celato (retro)gusto di avventure di Hansel e Gretel non c’è davvero da sorprendersi, considerando che il primo short firmato dal cineasta prese le mosse proprio dal popolare racconto dei fratelli Grimm.

Del resto, immersa in un’ambientazione boschiva proto-The village nel New England del XVII secolo, protagonista della co-produzione tra Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Brasile è la famiglia timorata da Dio del contadino William alias Ralph Ineson, cacciato dalla sua piantagione e costretto, appunto, a risiedere nel posto, a quanto pare popolato da streghe.

Streghe che, forse, sono le responsabili della improvvisa sparizione del neonato della famiglia; prima ancora che comincino a susseguirsi strani accadimenti quali la morte violenta di animali, la marcitura delle colture e presunte possessioni da parte di spiriti maligni.
Tutti accadimenti che si avvicendano nel tempestare il lento e dialogato evolversi della narrazione, volta in maniera evidente a costruire l’attesa nei confronti di ciò che riserverà la parte finale dell’operazione; man mano che assistiamo alle vicende degli altri figli dell’uomo, a partire dalla maggiore Thomasin cui concede anima e corpo la Anya Taylor-Joy coinvolta, tra l’altro, in un ruolo non accreditato in Vampire academy di Mark Waters, del 2014.

Perché è sulla sua figura dispensatrice di un avvertibile, ambiguo miscuglio di innocenza e sensualità più o meno latente che gioca in maniera particolare la oltre ora e mezza di visione; lasciando trasparire, tra un’immagine e l’altra, l’intento di fornire, probabilmente, un’allegoria relativa all’iniziazione al peccato destinato inevitabilmente ad arrivare nel percorso verso l’età adulta.

Allegoria per intuire la quale, però, è necessario approdare all’ultimissima fase – con tanto di luciferino caprone inferocito e un minimo di emoglobina sparsa – di quello che si presenta come un decisamente poco incalzante dramma familiare in costume fornito di ingredienti horror, ancor prima che in qualità di pellicola autenticamente appartenente al genere che ha fatto la sua storia tramite Dracula e Freddy Krueger.

Dramma familiare in costume impeccabile per quanto riguarda la messa in scena impreziosita dall’atmosfera fascinosamente retrò conferita dall’ottimo lavoro svolto su fotografia e scenografie, ma che, pur non risultando bocciabile, finisce per farsi apprezzare solo grazie alla capacità di richiamare nostalgicamente alla memoria il look di determinati film di paura inglesi (e spesso datati) sfornati tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo.