The War – Il Pianeta delle scimmie: “Ape-pocalypse Now”.
Quante sapide emozioni tracimano da questo film? Come il fiume di umani che si riversa sulla base nemica, come la fila di primati che biblicamente si avviano alla ricerca della Terra Promessa, sin dalle prime inquadrature – una foresta pluviale ripresa come un girone dantesco - Matt Reeves (già regista del precedente episodio Apes Revolution) fa leva sui sentimenti primari dell’uomo come la paura, il senso di appartenenza, la solidarietà, l’istinto di sopravvivenza, l’odio. E ci ritroviamo, così, a condividere il desiderio di vendetta di Cesare nei confronti del Colonnello, così forte e così travolgente da portarlo quasi a rischiare la sopravvivenza della sua specie. Il tutto, in un viaggio tra archetipi come una prigione che tanto ricorda un campo di concentramento, una scia di schiavi costretti ai lavori forzati, le scimmie “asservite” chiamate “donkey” (dei veri e propri Kapò), un Capo – il Colonnello – che si rade ogni mattina la testa davanti ad una folla di soldati urlanti ed osannanti, pronti a scatenare la propria sordida rabbia sulle scimmie in catena al ritmo dell’inno americano.
Ma c’è di più. Nel racconto – accompagnato da una robusta colonna sonora sempre presente – affiora come una scia di fumo una serpeggiante filosofia del contrappasso, dove gli uomini si trasformano in animali (divampa un’epidemia che fa perdere la favella agli umani, mentre aumentano le scimmie che fanno uso del linguaggio parlato) e dove il ritorno alle origini è il punto di partenza da cui ricominciare (e la scena finale, pur nella sua drammaticità, ne è la significativa chiosa). Ed in questo contesto, non poteva mancare colui che incarnasse tutte le contraddizioni sintetizzandole e metabolizzandole in un personaggio levigato a tinte forti e contrastanti. Parliamo del Colonnello, al quale presta la sua maschera ed il suo fisico Woody Harrelson. Principale nella narrazione – nella quale non mancano sequenze di grandiosa costruzione come le riprese da sotto dell’immensa cascata - non solo perché chiaramente ispirato al Colonnello Kurtz di Coppoliana (e Conradiana) memoria (i riferimenti ad Apolypse Now, sono molteplici, in alcuni casi esplicitamente proposti, in altri casi più sommessamente, a voi il divertimento di scoprirli) ma anche perché nell’economia dello script, occupa una posizione centrale il suo lungo monologo esistenziale, con in sottofondo “Hey Joe” cantata da Jimi Hendrix … Ancora un riferimento agli acidi fine anni ’60 ed alla guerra in Vietnam, sottolineato anche dalla nube di elicotteri durante la battaglia finale ed alle azioni di guerriglia da parte delle scimmie.
Un film robusto, dunque, abile a scavare nel solco delle emozioni e capace anche di fornirci qualche spunto di riflessione, in cui il gusto per la citazione, come detto, affiora qua e là, come, ad esempio, per le scene della fuga dei piccoli dei primati, in fila indiana sulla neve….. se li contiamo, scommetto che sono 101…