The Reunion, quando la cena di classe diventa una provocazione
Vincitore del Premio Fipresci come Miglior film Orizzonti e Settimana della Critica al 70° Festival del Cinema di Venezia, The Reunion di Anna Odell, è il progetto assai coraggioso e originale con cui la regista svedese prende spunto dalla propria esperienza personale per affrontare un passato decisamente doloroso e pesante. Il film, che in patria si è aggiudicato l'Oscar nazionale per il miglior film e la migliore sceneggiatura, è infatti il pretesto per porsi una domanda: cosa succede quando le vecchie gerarchie vengono messe a nudo e in discussione?
Il film è diviso in due parti ed è un'abile mistione di realtà e fantasia.
Inizialmente vediamo un gruppo di persone che si ritrova a cena dopo 20 anni: hanno trascorso nove anni fianco a fianco, dalle elementari alle medie, e brindano all'incontro e al tempo passato. Ma per Anna è l'occasione per parlare di tutti i soprusi subiti all'epoca: isolata e presa in giro, la protagonista prende di mira uno per uno tutti i presenti, rammentando frasi denigratorie e comportamenti altrettanto cattivi. Lei era quella che non rientrava nella gerarchia di classe e tuttora c'è gente che non la saluta neanche. Sarà perché in Svezia è considerata un'artista provocatoria? Tutta la prima parte è intrisa di una tensione che tende ad aumentare di sequenza in sequenza, complice anche il realismo dell'impianto stilistico, assolutamente privo di virtuosismi ma concentrato unicamente sui personaggi, sui loro volti e sulle loro espressioni di stupore, disagio, imbarazzo e sgomento.
Nella seconda invece, viene chiarito l'intento della regista ed il suo coraggio, unito alla sua curiosità, fa di The Reunion un'opera interessante e ancor di più attuale in cui si parla di bullismo, fenomeno che fino a qualche anno fa non aveva grande peso ma che adesso, complice il temibile mezzo informatico, è tenuto maggiormente in considerazione.
Come vivono ora le vittime di bullismo cresciute negli anni '80? Provano rancore o dispiacere? Sentono ancora su di sé l'umiliazione di quegli anni? Dopo venti anni vittime e carnefici sono adulti e la regista mette a nudo se stessa e gli altri per capire le motivazioni di quei gesti e per cercare un confronto civile con chi l'ha ferita.
L'evento al quale si è ispirata la regista è stato per l'appunto una cena di classe alla quale non è stata invitata e le domande che ne sono scaturite, hanno portato al film: perché non è stata contattata e cosa sarebbe successo se avesse presenziato a quella famigerata serata?
Facendo leva su uno stile spoglio e su inquadrature per lo più fisse, quasi che la macchina da presa funga da commensale invisibile nella prima parte e da testimone nella seconda, Anna Odell realizza un'opera raffinata e perturbante al tempo stesso. Non c'è più l'aspetto comico che Jack Nicholson e Adam Sandler avevano fornito in Terapia d'urto bensì una ricerca ben più approfondita sul comportamento umano e di tutte le sue conseguenze.
The Reunion mette in scena qualcosa che nessuno farebbe mai, ovvero rinvangare un passato antico e doloroso, accusando i colpevoli e pretendendo risposte da essi. E questo era proprio lo scopo della regista, che è anche protagonista e sceneggiatrice del film: “Mi interessa capire cosa succede quando uno lo fa”. Il risultato è un insieme di emozioni che vanno dal disagio all'imbarazzo, dalla rabbia alla compassione.
Impegnativo e doloroso ma allo stesso tempo stimolante ed incoraggiante.