The Pills - Sempre meglio che lavorare
Si chiamano Luca Vecchi, Matteo Corradini e Luigi Di Capua, ma è come The Pills che li conosce il vasto pubblico di internet, dove sono approdati nel 2011 su idea del primo, per poi trasformarsi in un vero e proprio fenomeno della rete destinato a raggiungere anche mete televisive con la conduzione di late night show per Deejay Tv e Italia 1.
Un percorso che non poteva fare a meno di consentirgli il salto sul grande schermo, dove, in maniera bene o male autobiografica e sotto la regia del solo Vecchi, incarnano tre amici quasi trentenni paladini dell’immobilismo post-adolescenziale a tutti i costi, ovvero una battaglia ideologica che, anziché portarli a stare dietro a stage e colloqui di lavoro, gli fa preferire tirare a campare fumando sigarette, bevendo caffè e snocciolando idiozie attorno al tavolo della loro cucina alla periferia di Roma Sud.
Tre atipici precari, dunque, che, tra Pigneto, quartiere Casilino e Centocelle, appaiono paradossalmente più credibili e verosimili di quelli residenti in zone lussuose della capitale cui ci ha abituati una certa cinematografia tricolore d’inizio terzo millennio; tanto più che la loro evidente passione nei confronti della Settima arte contribuisce in maniera fondamentale – insieme all’utilizzo alternato di colore e bianco e nero – a rafforzare l’allegoria-denuncia relativa all’universo delle professioni e dei posti fissi quale alienante “ammazzatore” degli ideali e dell’amicizia.
L’aspetto più interessante della oltre ora e venti di visione, ricca sì di omaggi alla celluloide compresa tra gli anni Novanta e l’inizio del XXI secolo, ma che non manca neppure di ironizzare sulla mitica sequenza di Fontana di Trevi de La dolce vita (1960) di Federico Fellini e di sfoderare locandine di classici e cult del calibro de Il cacciatore (1978) di Michael Cimino e Il mondo di notte (1961) di Luigi Vanzi.
Man mano che si respira quasi un’aria alla Clerks – Commessi (1994) di Kevin Smith e che, al fine di strappare risate, vengono messe in scena vere e proprie parodie di memorabili momenti di Ghost – Fantasma (1990) di Jerry Zucker, Le iene (1992) di Quentin Tarantino, Fight club (1999) di David Fincher e Batman begins (2005) di Christopher Nolan.
Momenti decisamente divertenti come quelli che vedono Matteo alle prese con il padre sfoggiante atteggiamenti giovanili (organizza addirittura una webserie sugli idraulici); mentre Luca conosce ad una festa la Giulia incarnata dalla Margherita Vicario di Pazze di me (2013) e Luigi s’imbarca in un’occupazione scolastica in chiave di sbeffeggio a Come te nessuno mai (1999) di Gabriele Muccino.
In mezzo a regole per un buon Facebook (!!!) e discorsi riguardanti la masturbazione che provoca a dodici anni più dipendenza dell’eroina (!!!!!!), al servizio di un elaborato che non lascia sicuramente delusi i fan pillsiani, ma il cui ritmo altalenante testimonia la non ancora del tutto maturata capacità di estendere a film unico i tempi brevi e veloci delle clip da YouTube.
Capacità per il cui miglioramento confidiamo in una eventuale opera seconda, in quanto preparazione e conoscenza delle regole della commedia in fotogrammi dimostrano già qui di non essere assenti.