The Lesson - Scuola di vita
Nadia (interpretata dalla bravissima Margita Gosheva) fa l’insegnante in un liceo della provincia bulgara nella quale vive. Un giorno, all’interno della classe, vengono rubati dei soldi. La donna, in qualità di tutrice ed educatrice, cerca di far leva sul senso etico del gruppo invitando il ‘ladro’ a farsi avanti e rivelare la propria colpevolezza.
Ma l’incidente scolastico sarà solo una piccola parentesi, il preludio a un’empasse ancora più grande che coinvolgerà invece Nadia in prima persona, mettendo in discussione il suo ruolo di figlia, madre, insegnante, e donna.
Pressata dalla ristrettezze economiche casalinghe, dal possibile pignoramento della casa in cui vive con il marito e la figlioletta Andrea, la giovane donna imboccherà un sentiero impervio di scelte e azioni cui seguiranno altrettante reazioni, e che acuiranno ora dopo ora il senso di frustrazione legato alla necessità sempre più impellente (ed evidente) di rinunciare a qualcuno dei sui incrollabili valori etici e morali.
Un vortice di eventi che, infine, metterà a dura prova la sua identità di essere umano.
In tempi di crisi da che parte si schiera il valore dell’integrità?
In concorso al Toronto International Film Festival 2014, The Lesson, scritto e diretto a quattro mani della giovane regista bulgara Kristina Grozeva e dal regista Petar Valchanov e ispirato a una storia vera, descrive con rigore autoriale e intensità descrittiva la via crucis di una donna in lotta con la vita e con i propri valori.
Lo spettro di una condizione d’indigenza indotta dalle circostanze e dal crescendo di drammaticità a essa legati, trovano in quest’opera il giusto mezzo per parlare di quella crisi umana e dei valori che tanto attanaglia le nostre società contemporanee.
È giusto rubare se non si hanno altre scelte? Oppure un’altra scelta è sempre possibile?
Mettendo in evidenza e a contrasto questi due fondanti quesiti, The Lesson conduce lo spettatore per mano verso una presa di coscienza del sentimento di impotenza, incapacità di gestire un gorgo di eventi presto fuggito al di fuori della propria portata.
Nel farlo, l’opera utilizza un linguaggio asciutto, crudo, quasi privo di colore.
Con una messa in scena che ricerca da vicino elementi di autenticità e realismo, l’occhio narrante segue la protagonista Nadia (ripresa spesso e volentieri di spalle e quasi mai fuori dall’inquadratura), nel suo percorso a inciampi e ostacoli.
Un affanno umano dove lo smarrimento personale è poi costantemente - e lucidamente - sottolineato da quella macabra attenzione per le piccole cose, da quel senso di angoscia e spaesamento che (nelle nostre esistenze ‘casalinghe’) riluce da una ragnatela penzolante o da una mosca intrappolata al vetro.
Un film che non risparmia e non si risparmia, generando esattamente quello stesso magma di claustrofobica disarmonia in cui lotta l’intensa protagonista Nadia.
Con un evidente rimando stilistico alle opere del sociale firmate Dardenne, The Lesson si attesta come opera autentica e funzionale nonché primo capitolo di un’interessante, futura trilogia di realismo contemporaneo.