The informer – Tre secondi per sopravvivere, il nuovo film di Andrea Di Stefano

Il regista romano Andrea Di Stefano ci riprova e, a cinque anni dal poderoso Escobar – Paradise Lost, con Benicio Del Toro, torna a dirigere un crime thriller, ambientato questa volta negli Stati Uniti e avente come protagonista un ex soldato specializzato in operazioni speciali che lavora come informatore per l'FBI.

Tratto dal romanzo svedese Tre Sekunder, scritto dal giornalista Anders Roslund e da Börge Hellström un criminale divenuto autore, il film di Di Stefano vanta una trama fitta ed avvincente, coadiuvata da un montaggio che ne accentua l'angoscia e che, con il suo ritmo sincopato, accompagna la corsa contro il tempo del protagonista, incastrato tra le potenti maglie delle forze dell'ordine e della mafia polacca.

Pete Koslow è infatti un infiltrato dell'FBI che partecipa ad un'azione il cui fine ultimo è la cattura del Generale, capo della mafia polacca che gestisce un ampio traffico di droga a New York. L'operazione sembrerebbe quasi conclusa ma il figlio del boss decide di piazzare per conto suo una piccola partita di droga e l'incontro finisce con un poliziotto sotto copertura barbaramente ucciso. Con il NYPD alle calcagna e l'FBI che cerca di rimediare, a Koslow non resta che andare in prigione per sradicare il cartello dall'interno. Lui, sua moglie e sua figlia avrebbero potuto essere liberi ma si ritrovano, loro malgrado, invischiati in un gioco di potere e occultamento di prove che spinge a gesti disperati e ad una corsa all'ultimo secondo.

Rimesso in piedi da Di Stefano, che ne ha completamente riscritto la sceneggiatura una volta naufragato il progetto iniziale, il film si avvale di tre protagonisti d'eccezione: Joel Kinnaman, svedese di origine, visto di recente in RoboCop e Suicide Squad, Rosamund Pike e Clive Owen. Il cast comprende inoltre il rapper Common, nel ruolo del detective del NYPD, Ana de Armas, moglie del protagonista, e l'attore britannico-canadese Eugene Lipinski che interpreta il Generale.

Sebbene la trama possa risultare a tratti contorta, riflette le a loro volta contorte dinamiche dei poteri forti, pronti a tutto pur di insabbiare ciò che potrebbe nuocere alla propria immagine.

The Informer è un ottimo prodotto che unisce l'intrattenimento alla buona fattura e che, mostrando una grandissima accuratezza rispetto alle tematiche trattate e agli ambienti in cui si svolge la vicenda, rivela un grandissimo lavoro di ricerca: come ha raccontato infatti il regista durante la conferenza stampa di presentazione del film, egli stesso è rimasto per tre giorni in una prigione a nord di New York, scoprendo ben presto il grave problema del sovraffollamento – ci sono letti a castello sistemati in un campo da basket perché le celle non bastano – e rendendosi conto del fatto che i più deboli sono esposti a grandi rischi. Non solo: Di Stefano ha avuto al suo fianco una serie di agenti dell'FBI, della DEA e del NYPD da cui ha appreso un'infinità di dettagli perché “è sempre meglio pescare nelle storie vere”. E nonostante il budget ridotto, circa 14 milioni di euro, è riuscito ad accaparrarsi due attori di grosso calibro quali Rosamund Pike, già arruolata dai produttori, prima ancora di trovare il nuovo cast tecnico, e Clive Owen, al quale Benicio Del Toro aveva detto di aver lavorato bene con il regista. Quasi un passaparola dunque, che ha portato Di Stefano nei meandri della East Coast per realizzare un film attuale, emotivamente e visivamente coinvolgente, nel quale ogni personaggio è ben calibrato e approfondito e il cui finale all'europea ha avuto la meglio sull'imprescindibile happy ending degli americani.

Se la prima parte si concentra sulle dinamiche personali dei personaggi e sull'intreccio apparentemente senza via d'uscita, nella seconda parte si passa all'azione, con scazzottate e sparatorie, fino a giungere al gran finale, per alcuni aspetti inatteso e per questo ancor più riuscito.

Tra non molto potremo vedere la serie prodotta da Wildside, Mafia Princess, diretta da Di Stefano che, nonostante sia un grande estimatore di Monicelli e Risi e nonostante la prima sceneggiatura da lui scritta fosse una commedia amara, sembra proprio non riuscire a staccarsi dal crimine e dalle sue innumerevoli sfaccettature. Il che, per noi destinatari dei suoi lavori, è sicuramente un bene!