The Founder: L’avvento di quel capitalismo cannibale
È curioso che la spigolosa genesi dell’impero fondato sulla carne macinata non sia mai stata portata al cinema prima d’ora. In precedenza, il franchising alimentare più famoso al mondo era stato oggetto solo di un paio d’interessanti documentari: Super Size Me (2004) di Morgan Spurlock e McLibel diretto dal duo Franny Armstrong/Ken Loach (2005). A sgomberare il terreno da falsità a lungo tramandate ci pensa John Lee Hancock con The Founder.
Proprio come cantava il cantautore Mark Knopfler nella sua hit Boom, Like That, il film descrive i metodi spregiudicati dell’imprenditore Ray Kroc, l’artefice del successo di Mc Donald’s. The Founder è lo specchio emblematico della società capitalista americana che, pur di creare profitto a sei cifre (almeno), smantella l’integrità morale di due onesti imprenditori con la mentalità improntata all’estrema qualità del prodotto. Quelle anime candide di Dick e Maurice Mc Donald’s si vedono portare via il loro bellissimo giocattolo da una persona di cui si fidavano, tanto da farlo diventare socio della loro impresa. Significativa è la scelta di Ray di immettere sul mercato un nuovo tipo di frullato in polvere, un miscuglio granulare privo di latte, che entrambi i fratelli subiscono come una terribile imposizione.
Michael Keaton è superlativo nel modo di interpretare un cinquantenne fallito che, grazie all’intraprendenza dimostrata nello sfruttare un colpo di fortuna, entra nell’esclusivo club dei self-made man che ce l’hanno fatta. Se fosse vissuto ai giorni nostri, di sicuro Kroc avrebbe fatto suo il motto “Stay hungry, stay foolish” di Steve Jobs, un’altra personalità eccezionale che ha fatto una profonda ammaccatura nell’universo sapendo sfruttare appieno le capacità dei suoi collaboratori.
Ma, il suo venditore per quanto possa essere viscido e artefice di una totale bancarotta dei valori morali difficilmente potrà essere messo sulla graticola dallo spettatore. In fondo, ci si intenerisce di fronte all’immagine di Kroc che ascolta fino a consumarlo un LP motivazionale, nella vaga speranza di cambiare stile di vita da un momento all’altro. E non lo si riesce a odiare neanche quando i pennies from heaven da lui tanto bramati gli strabordano dalle tasche (non a caso, la canzone di Frank Sinatra è una delle sue preferite). Oltre al fuoriclasse Keaton, il cast comprende anche Patrick Wilson, Laura Dern nel ruolo della prima moglie Ethel, mentre la seconda consorte (Joan Smith) è Linda Cardellini già vista nella serie tv Mad Men.
Come già aveva fatto con Saving Mr. Banks, Hancock si dimostra ancora una volta abile a governare la macchina da presa, raccontando una storia con cura quasi maniacale, specie nei particolari cromatici d’epoca, ma senza inutili esibizionismi. Non tutte le tessere della trama s’incastrano perfettamente, ma lo si accetta perché la sceneggiatura è un sublime e iper-articolato balletto di dialoghi e non lesina annotazioni di corrosiva ironia. The Founder ha la stoffa per diventare un cult, vedere per credere.