The Dinner, l'ingarbugliata cena di Richard Gere & Co.
Diventato un caso letterario in Olanda, dove ha venduto più di 250mila copie in pochi mesi, La Cena, sesto romanzo di Herman Koch, si è trasformato in un bestseller internazionale tradotto e stampato in più di cinquanta Paesi: poteva il cinema non tenere conto di tale successo? Assolutamente no, tant’è che nei cinque anni successivi alla pubblicazione del libro (2009), da quest’opera letteraria sono stati tratti due film: la versione olandese Het Diner di Menno Meyjes (2013), e quella italiana I nostri ragazzi di Ivano De Matteo (2014). Ma il detto recita ‘non c’è due senza tre’, e allora ecco che nel 2017 il regista israeliano Oren Moverman porta sul grande schermo una terza trasposizione cinematografica, The Dinner.
In un ristorante di lusso, tra cibi sofisticati e tintinnii di calici si ritrovano due fratelli – Paul, nevrotico professore di storia reduce da un esaurimento nervoso, e Stan, membro del Congresso in corsa per la carica di governatore – con le rispettive consorti Claire, madre iperprotettiva, e la giovane Katelyn. Quella che in apparenza sembra una semplice cena si rivelerà però essere un doloroso incontro-scontro familiare, dove i commensali dovranno decidere del futuro dei propri figli adolescenti, insospettabili colpevoli della barbara uccisione di una donna senza fissa dimora…
Nonostante la bella fotografia, il cast artistico di tutto rispetto – Richard Gere, Steve Coogan, Laura Linney e Rebecca Hall –, e l’ottima caratterizzazione dei personaggi, l’ultimo lavoro di Moverman non riesce purtroppo che ad ottenere un mediocre risultato. L’interessante riflessione su temi profondi come l’assunzione di responsabilità, le relazioni familiari, l’etica, la morale, il rapporto genitori-figli, viene infatti qui offuscata da una narrazione a dir poco schizofrenica. Una confusa sceneggiatura a cui si uniscono inoltre elementi quali numerose sottotrame, continui flashback, dialoghi serratissimi e un montaggio non proprio lineare che non aiuteranno di certo gli spettatori durante la visione.
Costruito strutturalmente a scatole cinesi, The Dinner si disperde in un garbuglio di situazioni che porterà a un calo di attenzione da parte del pubblico in sala. Un esempio di tale bulimia narrativa è rappresentato dalle lunghe, noiose e per nulla chiare sequenze sulla Guerra Civile americana, più precisamente sulla battaglia di Gettysburg: ridondanti e opachi momenti del tutto fuorvianti ai fini del racconto. E’ un vero peccato che Moverman abbia voluto tentare la difficile strada dello ‘stile autoriale’, perché assistere alla sua opera risulterà un’esperienza estremamente faticosa.
L’idea centrale di The Dinner sta nello scoprire, portata dopo portata, i segreti celati dietro le maschere di ogni convitato, ma il problema è che non c’è amalgama tra loro e, non avendo Moverman saputo mescolare i tanti ingredienti, ha finito per realizzare un film visivamente ben fatto, ma… di difficile digeribilità.