The Circle: le vite degli altri

Vi siete mai accorti che ormai l’invasione del privato non ci fa più né caldo né freddo? Il film The Truman Show di Peter Weir nel recente 1998 provò ad avvisarci, ma il futuro era in ascolto e sviluppò anticorpi sociali sotto forma di mero scetticismo. Oggi ci riprova il thriller The Circle di James Ponsoldt, tratto dal libro omonimo di Dave Eggers edito in Italia dalla Mondadori.

Viviamo in pieno la crisi del senso del luogo, ritenendo che le telecamere producano sicurezza per i cittadini, perché “Sapere è bene, ma sapere tutto è meglio” come afferma il CEO di The Circle, interpretato da un carismatico Tom Hanks a metà tra Steve Jobs e Mark Zuckerberg. È una libertà vigilata. Infatti, il film ha qualche affinità con il genere carcerario, laddove la protagonista Mae Holland (Emma Watson) avverte la sensazione di dover evadere dalla vetrina medianica perché, se come diceva il grande ElvisIl mondo è un palco”, il diritto al backstage è sacrosanto.

Tuttavia, a differenza di chi l’ha preceduta in campo letterario e cinematografico, Mae non si lascia irretire da quella che alcuni potrebbero definire “la tirannia dell’intimità”, sforzandosi per essere ancora più visibile e sincronizzando le proprie emozioni con quelle del popolo della rete. L’ossessione di condividere sul proprio profilo social qualsiasi cosa le passi per la testa sfugge al controllo della neo-assunta, che suo malgrado si ritrova, insieme ai suoi followers, a partecipare a un momento intimo della vita coniugale dei suoi genitori.

Il suo, proprio come quello di tutti noi, è quello che Stefano Rodotà chiama un “io diviso”, che da un lato reclama la prerogativa di apparire, mentre dall’altro esige il desiderio di controllare come e quando manifestarsi al mondo esterno. Sì perché il bel faccino di Mae a The Circle non è altro che l’emblema di una collettività omogenea e omologata, che si è venduta alla profilazione statistica e all’utilizzo dei dati personali da parte delle multinazionali.

Eppure, il diritto all’oblio nell’era digitale è divenuto una specie di eccezione, dal momento che la mente umana ha costruito dei mega cervelli planetari denominati database, in grado di registrare e memorizzare in un intangibile archivio ogni minimo istante della nostra vita. A perdere sono pure i pochi che vogliono vivere fuori dal coro ovvero chi come Mercer - l’amico d’infanzia di Mae - ha sempre rifiutato di auto-imprigionarsi nel panopticon multimediale.      

Certo, la storia narrata in The Circle è per niente affatto inedita, ma il suo essere estremamente vicina al nostro quotidiano espande l’immaginazione e ci fa riflettere sugli sviluppi futuri intrattenendoci con un buon ritmo.