The Birth of a Nation
Presentato alla Festa di Roma – Selezione Ufficiale -, Birth of Nation racconta la vera storia di una delle prime e più sanguinose rivolte di schiavi, avvenuta nella Contea di Southampton in Virginia nell'agosto del 1831. Rivolta capeggiata da Nat Turner – uno schiavo che grazie alla benevolenza della padrona imparò a leggere da bambino – divenuto predicatore ed “affittato” dal suo padrone per andare nelle varie piantagioni della Contea a sedare gli animi degli schiavi, declamando loro brani della Bibbia che li convincessero a non ribellarsi al loro stato di schiavitù e sottomissione. Film fortissimamente voluto da Nate Parker – attore e regista, fedelissimo sostenitore di Barak Obama – che sin dal 2009 ha iniziato a lavorare alla realizzazione dell’opera, raccogliendo materiale storico ed affidando la cosceneggiatura all’haitiano Jean McGianni Celestin.
Parker – qui alla sua prima regia – imprime al suo film un doppio percorso di lettura. Da una parte vi è la storia da raccontare, il suo contesto storico ambientale, le dinamiche interraziali, i macabri dettagli di una sopraffazione dell’uomo sull’uomo che poche epoche della Storia hanno registrato. Dall’altra, opta per una dimensione più onirica, quasi favolesca. Quest’ultima via è decisamente quella che offre al film una sua connotazione peculiare ed originale. Le ampie ed ariose riprese dei campi di cotone stemperati nei colori di un’alba accennata, i grandi salici che circondano le bianche magioni dei proprietari terrieri, la scelta fortemente emblematica di alcune scene (valga per tutte l’eccidio nella casa padronale con una croce che campeggia su una vetrata a simboleggiare la dicotomia tra fede ed istinto, perdono e vendetta contrasto che arrovella il predicatore Nat Turner), sono a testimoniare la linfa fantastica e atemporale impressa da Parker alla sua opera. Circostanza confermata anche dallo scorrere della narrazione, della quale si percepiscono appena i passaggi temporali da un’epoca ad un’altra della storia. Al contempo, anche le scene di maggior realismo (la battaglia all’interno del cortile della caserma che ricorda molto gli scontri tra bande di Gangs of New York o la spaventosa carrellata all’indietro tra i corpi degli schiavi impiccati) sono comunque ammantate da un elemento di irrealtà che ne stemperano la crudezza.
Parker, oltre a dirigere il film, ne interpreta il protagonista, riuscendo egregiamente in entrambe i compiti. Il film è notevole e assolutamente da vedere anche se in alcuni momenti rimane impastoiato in dinamiche già viste in film del medesimo genere (come ad esepio, il conflitto interno dei padroni “buoni” – qui Samuel Turner, interpretato da Armie Hammer – che spesso si risolve in un inasprimento dell’atteggiamento permissivo e tollerante di questi ultimi). Il sentimento e la passione, però, di Parker, si sentono e si percepiscono ed il risultato, come detto è un ottimo e coinvolgente film.