The big sick: quando il colpo di fulmine è tra due culture diametralmente opposte
Vincitore del Premio del Pubblico al Festival di Locarno e favorevolmente accolto al Sundance Film Festival, approda in Italia il delizioso The Big Sick, di Michael Showalter, con Kumail Nanjiani, Zoe Kazan, Holly Hunter e Ray Romano, ispirato alla storia vera dell'incontro-scontro tra lo stesso Kumail ed Emily Gordon.
Realizzato in occasione del decimo anniversario di matrimonio di Kumail ed Emily, il film è stato scritto e interpretato dal protagonista stesso della vicenda e mescola abilmente elementi autobiografici ed altri esterni che convalidano la narrazione, aggiungendo qui un tocco di autenticità, lì uno di romanticismo, senza mai deviare dalla storia realmente scaturita tra i due giovani.
Lui è un cabarettista pakistano trapiantato in America, lei una giovane psicologa. Si incontrano una sera in un locale, chiacchierano, passano la notte insieme: nessuno dei due è interessato ad una relazione, men che meno Kumail che ha fatto sua la regola dei due giorni – il tempo massimo concesso ad una ragazza. Ma la chimica è qualcosa che va oltre il razionale e i due non riescono a stare lontani, avviando così una relazione stabile.
Gli ostacoli però sono dietro l'angolo e hanno la forma di madre, padre e fratello di Kumail e della loro ferrea tradizione pakistana che, all'alba del 2018, continua a riproporre i fatidici matrimoni combinati. Aspetto comico – questa è la chiave di lettura proposta dal film - ma anche controverso di una cultura che, fortemente ancorata alle sue millenarie tradizioni, non riesce a scrollarsele di dosso neanche quando inserita in un paese occidentale, dalle usanze ben diverse.
A questo proposito, il protagonista, nonché sceneggiatore, ha insistito affinché gli attori che avrebbero dato il volto alla sua famiglia, ne facessero emergere il lato ironico perché, a sua detta, troppo spesso i musulmani sono rappresentati come seriosi e rigorosi. Va detto che, per quanto comicamente resi, madre e padre di Kumail incarnano alla perfezione una cultura che sembra non volersi evolvere per nulla al mondo, rimanendo morbosamente attaccata ad abitudini decisamente obsolete, che contrastano irrimediabilmente con l'epoca contemporanea. Ma il lieto fine lascia ben sperare che per il colpo di fulmine ci sia un futuro, anche quando lui e lei appartengono a culture diametralmente opposte.
La storia è di quelle che lasciano il segno, che hanno un ché di soprannaturale. Scatta la scintilla anche se i due non sono interessati ad avviare una vita di coppia ma a lui vengono costantemente presentate papabili mogli, le cui foto vengono accuratamente riposte in una scatola, a sua volta “beccata” da Emily che, tenuta all'oscuro, non solo non è stata ancora presentata ai familiari di Kumail ma non sa neanche che il suo fidanzato in realtà dovrebbe sposare una donna musulmana come lui. Come nelle migliori tradizioni, scoppia una lite furibonda e i due si lasciano. Ma una notte, improvvisamente, Kumail viene chiamato in ospedale dove Emily è ricoverata in gravi condizioni, tanto che i medici, per salvarla, decidono di metterla in coma farmacologico in attesa di diagnosticarle la malattia. Inizia così un calvario riflessivo in cui Kumail, insieme ai genitori di Emily, affronta la situazione rivedendo le sue priorità e rivivendo le sue giornate spensierate con la ragazza. Non è accennato nel film ma per darvi un'idea di quanto romantica sia questa storia, vi basti sapere che tre mesi dopo l'uscita di Emily dall'ospedale, i due, nella vita reale, sono diventati marito e moglie.
Il merito del film va non solo alla regia intima, calda e curata di Showalter, che con la sua macchina da presa sembra quasi penetrare pensieri, dubbi e paure dei protagonisti, ma soprattutto alla brillante commistione di dramma e ironia. Si passa dallo sbellicarsi dalle risate allo sbattere le palpebre tentando invano di frenare le lacrime, in un continuo alternarsi di sentimenti, di emozioni, di situazioni, proprio come nella vita quotidiana di ognuno di noi.
Non solo: nel corso del film, si affrontano in maniera acuta e originale le tematiche più disparate tra cui amicizia – quella tra Kumail e i suoi compagni cabarettisti ad esempio -, amore, religione e famiglia, quest'ultima in tutte le sue accezioni e con tutte le sue problematiche.
La stesura della sceneggiatura ha richiesto tre anni di lavoro, durante i quali marito e moglie hanno ricevuto il supporto dei produttori Judd Apatow e Barry Mendel. Il risultato è un film godibilissimo, attuale, dinamico e introspettivo al tempo stesso. Una piccola grande opera cinematografica ispirata ad una piccola, grande storia d'amore.