The Accountant
Forte del successo ottenuto al botteghino americano, 25 milioni di dollari nel primo weekend, all'undicesima Festa del Cinema di Roma è stato presentato The Accountant, di Gavin O'Connor, con Ben Affleck e Anna Kendrick.
Un thriller ben costruito e avvincente, ricco di colpi di scena, con un buon ritmo e una ricca pletora di personaggi che vengono svelati a poco a poco nel corso della narrazione.
Entriamo subito in medias res con una sparatoria per poi approdare sulla scrivania di Chris Wolff, un contabile serioso e di poche parole che suggerisce ad una coppia di signori di mezza età come pagare meno tasse sfruttando l'attività della moglie. Chris ha una forma di autismo che lo porta in situazioni di stress a canticchiare una filastrocca risalente alla fine dell'800, è un genio della matematica e come tale è più a suo agio con i numeri che con le persone. Lavora sotto copertura per alcune organizzazioni criminali ben note alle forze all'ordine e il suo ultimo incarico presso un'azienda che produce macchinari robotici e protesi, mette in serio pericolo lui e la sua giovane collega.
Costruito su due piani narrativi ben definiti che, pezzo dopo pezzo, ricompongono la vita del protagonista, The Accountant è didascalico il giusto e, come un puzzle che a poco a poco prende forma incastrando ogni personaggio, ogni flashback ed ogni evento al posto giusto, ricostruisce gli eventi in maniera dinamica e coinvolgente. Venti minuti in meno e sarebbe stato perfetto.
Se Ben Affleck non aveva convinto nelle vesti di supereroe, qui decisamente funziona e il suo personaggio, così sfaccettato, regala risate e colpi di scena fino all'ultimo. Al suo fianco Anna Kendrick, già protagonista di Tra le nuvole e Pitch Perfect 2, e una serie di co-protagonisti validi e carismatici tra cui J.K. Simmons, Jeffrey Tambor, John Litgow e Jean Smart.
Il progetto inizialmente doveva essere affidato ai Fratelli Coen e avere come protagonista Mel Gibson ma a ben guardare, non essendo nuovo all'azione, Gavin O'Connor ha fatto un lavoro impeccabile sfruttando al meglio il suo mezzo – utilizzando, ad esempio, la sovrimpressione in maniera assai efficace - e ottenendo da Ben Affleck una valida performance. La stessa Kendrick, per prepararsi meglio al ruolo si è fatta aiutare dalla madre, contabile nella realtà, che ha spiegato dettagliatamente alla figlia il suo lavoro e la magia dei numeri.
E la sceneggiatura di Bill Dubuque, infine, ha visto la luce dopo ben cinque anni e dopo essere stata inserita nella Black List degli script più belli non realizzati.
Avvincente e accattivante, The Accountant concentra l'azione nella parte finale del film, mescolando abilmente suspense e sparatorie, situazioni comiche e surreali – vedi Ben Affleck che saluta amabilmente i suoi anziani clienti dopo aver fatto secchi due killer -, in un crescendo di tensione che porta agli ultimi colpi di scena, alcuni prevedibili, altri no, come a supportare nuovamente la validità del plot che inizialmente si mostra contorto per poi dipanare ogni ambiguità.
Tra clienti facoltosi che necessitano di riciclare il loro denaro sporco, una giovane detective dal passato burrascoso che vuole riabilitarsi e diventare agente, la mafia locale, due splendidi dipinti di Renoir e Pollock e un bell'omaggio a Shining e alla celeberrima scena del bagno, il film ci trascina in un turbine di numeri, frodi, traumi infantili e inganni, facendoci amare il protagonista nonostante non sia quello che normalmente si definisce uno stinco di santo, tanto che lo stesso direttore del Dipartimento del Tesoro e la sua giovane collaboratrice, rispettivamente J.K.Simmons e Cynthia Adday-Robinson, non sanno se classificarlo come criminale o meno.
Allo scontro finale nella lussuosa casa del “cattivo” di turno, segue la classica quiete dopo la tempesta che mette al suo posto l'ultimo tassello della storia. Un bel film, riuscito e coinvolgente. Validissimo esempio del miglior intrattenimento made in Hollywood.